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Concordia, trovato il corpo di Russel: morto per salvare i passeggeri

Immagine che ritrae Russel, dal suo profilo Facebook

Isola del Giglio. Probabilmente, la storia di Russel Rubello, cameriere indiano di 33 anni che quella tragica sera era di servizio sul Transatlantico guidato dal comandante Schettino, non l’avete mai sentita. Il corpo ritrovato oggi, stando agli indizi, sarebbe proprio il suo. Solo l’esame del Dna confermerà se quei resti in grave stato di decomposizione appartengono veramente al 33enne, ma della sua identità si è quasi certi.

Lo definiscono un “eroe povero“: lui, un semplice inserviente, quella sera non era di servizio in sala come i suoi colleghi, perché aveva accusato una leggera febbre ed era stato autorizzato a restare in disparte. Al momento dell’impatto con lo scoglio delle Scole, in seguito al quale il ventre della nave fu subito squarciato, Russel dovette intuire cosa stava per succedere, tanto da precipitarsi ai ponti 3 e 4 per aiutare i passeggeri a mettersi in salvo e fuggire. Lo testimoniano proprio i sopravvissuti, che hanno raccontato di essere stati aiutati proprio da un cameriere indiano. Anche un ex-collega di Russel ha confermato che il ragazzo rimase per ore sul ponte ad facilitare ai naufraghi la fuga dalla nave, finché, arrivato il momento di salvare se stesso, il 33enne rimase intrappolato per via del rovesciamento della Concordia su se stessa, forse per l’aggravarsi del suo malanno oppure per via della furia con cui la nave venne inghiottita dalle acque marine. Una fine degna dell’eroe che era. Con questo ricordo, purtroppo, Russel ha lasciato non solo i sopravvissuti da lui salvati, ma anche sua moglie e suo figlio di soli 3 anni, Rhys, che attendevano il suo ritorno a Mumbai. Il corpo del giovane sarà restituito ai familiari al più presto, sarà dato in consegna al fratello, Kevin, che finora ha cercato ed aspettato Russel in quello stesso luogo dove centinaia di altri corpi senza vita sono stati tratti dalle acque. Al suo papà il piccolo Rhys scrisse una lettera: “Papà, per favore torna a casa. Ti voglio bene”, una lettera che attenderà per sempre di poter essere consegnata.