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“16 anni e incinta”, un reality irreale: quello che non vi hanno mai detto

16 anni e incinta – Se non vi era bastato «16 and pregnant» – sia per legarvi le tube che per cambiare canale – ecco che da qualche settimana c’è la versione italiana: «16 anni e incinta Italia», dal 25 settembre su Mtv. Ho scelto di cominciare a guardarlo dalla storia di Chiara. Dopo il primo appuntamento in un centro commerciale, Chiara e Luca si fidanzano. Litigano, si lasciano, si riprendono, si rilasciano, litigano e così all’infinito. Poi, dopo la scoperta di Chiara di essere incinta, i due «hanno accettato la sfida» (così ci rassicura la voce fuori campo, imbarazzante come una risata sguaiata a un funerale). Dopo 26 minuti di strazio – litigi, musi, noiosissime questioni di compleanni mancati e consigli non richiesti – una ecografia a qualche settimana dalla data prevista per il parto conferma un sospetto: non c’è il rene sinistro e il destro sta facendo il lavoro di entrambi. Ecco che – è sempre la voce FC a informarci – «di fronte al vero problema la coppia si avvicina».

MA PERCHÉ? – Ora, non ci soffermeremo certo a interrogarci sul “reality” come genere, né sull’opportunità di fare una versione italiana quando ce n’era già una statunitense fatta meglio e più sensata (ovvero, meno melensa di questa, con qualche informazione o pretesto per, e con meno stucchevole retorica riproduttiva da “mamme felici”), né sul fatto che nel caso di Chiara l’unico momento che vale la pena di ricordare è quando il povero Luca, in attesa del parto, dice di aver mangiato la sigaretta, altro che fumarla!, ma proveremo a chiederci inutilmente: ma perché? Qual è il senso di questa noiosa paccottiglia? Di dichiarazioni tipo «una cosa naturale come tenere in braccio il proprio figlio»? Se la povera Chiara è stata disegnata davvero come una rompipalle nevrotica cronica (però nel sito di Mtv, nella sezione News, un tipo spiega che è «sicuramente per via di una crisi post parto»), il premio dell’imbarazzo lo vince senza dubbio la didascalica voce narrante.

VOCE FUORI CAMPO – La voce fuori campo è rassicurante, tutto poi andrà bene, in genere con inquadratura finale della creatura che magicamente risolverà le preoccupazioni che non sono vere preoccupazioni, ma solo lievi ostacoli lungo la strada dell’apoteosi finale. La voce fuori campo non elenca nemmeno le difficoltà per arrivare alla soluzione magica finale, ma solo qualche scomoda scenetta. Non c’è spazio manco per la verosimiglianza nel reality delle madri adolescenti. Nelle due storie che ho visto – perché di più davvero non ce la facevo – portare avanti la gravidanza non è una scelta, ma ciò-che-andava-fatto. La possibilità contraria non viene neppure mai nominata: non si mette in discussione il destino o qualcosa di scontato e intoccabile. Non si discutono le alternative come non si farebbe rispetto al fatto che per vivere ci tocca respirare. Nemmeno nel caso di Carmen, 16 anni e incinta – ovviamente – per la terza volta. Non si nomina la contraccezione, non sia mai (un angusto spiraglio su un possibile rimorso c’è da parte del padre che si domanda «ma come fai?», ma ci rendiamo subito conto che si intende «come fai a sopravvivere in una casa con 7 minorenni cui badare» – Carmen ha 3 fratelli e 3 figli – senza mica mettere in dubbio che ce ne potessero essere meno di minori cui badare). Ci vuole del talento per non nominare mai non dico l’interruzione volontaria di gravidanza, ma almeno la contraccezione. D’altra parte «se Carmen ha avuto 3 figli con Rosario è perché ne è sempre stata innamorata». Mi sa che pure gli autori hanno le idee confuse su come si concepiscono i bambini.

SE VOLETE SAPERNE DI PIÙ – Sulle protagoniste di «16 anni e incinta», potete rivedervi le puntate sul sito di Mtv oppure fare un giro sulla  pagina facebook. Sulle gravidanze fuori dal reality, invece, si può cominciare dal report curato da Save the Children due anni fa, «Piccole mamme». Sono circa 10.000 in Italia le giovani donne con almeno un figlio. Ragazzine che vanno – o dovrebbero andare – ancora a scuola, che non sempre riescono a continuare dopo la nascita di un figlio (qui ci sono alcuni dati sulla dispersione scolastica in Italia, con particolare attenzione al sud). Nell’introduzione si sottolinea, oltre alle conseguenze soggettive e oggettive di fare un figlio qundo tra i 14 e i 19 anni, la difficoltà di individuare le categorie più a rischio: «Non è facile individuare una tipologia precisa di adolescente più esposta di altri ad una gravidanza precoce, perché le condizioni delle mamme adolescenti possono essere molto differenti fra loro: per età (la situazione di una giovane mamma di 14 anni, com’è chiaramente comprensibile, differisce in modo rilevante da quella di una di 18-19 anni), per contesto familiare, per trascorsi personali».

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