Maria Concetta Cacciola 30 anni è nata a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, in una famiglia di ’ndrangheta. Il padre, Michele, cognato del boss Gregorio Bellocco, entra ed esce dal carcere, il fratello Giuseppe ha collezionato varie denuncia per mafia, usura, riciclaggio, traffico di armi, e si è fatto anche lui qualche soggiorno in galera.
VITA DA RECLUSA
Sin da piccola Cetty vive come una reclusa, chiusa in casa, controllata a vista in tutti i momenti della giornata; sogna la libertà e pensa di averla vicina quando un ragazzo del paese, Salvatore Figliuzzi, comincia a corteggiarla. Anche se lei ha solo 13 anni, i genitori guardano con favore alla relazione, purché si fossero avvenuto secondo le regole: così, dopo l’immancabile “fuitina”, quando lei compì sedici anni vengono celebrate le nozze. Il marito, però, l’ha sposata solo per entrare nel circolo mafioso della sua famiglia e non si dimostra quello ce lei aveva immaginato e desiderato; ad esempio, un giorno durante una lite scoppiata per una sciocchezza, il marito mette a tacere la moglie puntandole contro una pistola. Lei, spaventata a morte,racconta l’accaduto al padre sperando che rimproveri il marito; ma la reazione del padre la fa restare di ghiaccio : “Questo è il tuo matrimonio e te lo tieni per tutta la vita”.
Maria Concetta si rassegna, non è felice, né libera, perché controllata in tutti i suoi spostamenti; va avanti solo per l’amore, che prova per i suoi tre bambini, Nel frattempo il marito nel 2005 è condannato a otto anni di reclusione nel processo “Bosco Selvaggio”, che spedisce in prigione Gregorio Bellocco e quasi una ventina di affiliati al suo clan. Maria Concetta è soggetta, in questo periodo, alla vigilanza dei maschi della sua famiglia di origine, i quali la fanno vivere nel più completo isolamento poiché essendo sola, potrebbe essere esposta a pericolose tentazioni “Esco la mattina per andare a portare i figli a scuola.Non posso avere contatto con nessuno, a cosa mi serve la mia vita quando non posso avere contatto con nessuno?” si sfoga con il marito nel novembre 2007.
Lei vive in una villetta; i genitori abitano al piano di sotto, la aiutano coi bambini, non le fanno mancare niente, ma non le concedono il minimo spazio di libertà, punendola ogni volta che pensano abbia infranto le regole.. Un giorno Maria Concetta, grazie a Facebook, conosce un uomo di Reggio Calabria che lavora in Germania, si innamora di lui; per un paio di anni la famiglia Cacciola non sospetta nulla, ma nel giugno 2010, alcune lettere anonime denunciano ai genitori la relazione clandestina e platonica della figlia, fino a quel momento solo platonica. Il padre e il fratello sono furiosi e quando, con coraggio Cetty conferma quanto raccontato dalle lettere e di avere l’intenzione di lasciare il marito, la massacrano di botte, fracassandole una costola. Non la portano in ospedale, perché non si fidano e chiamano un medico amico, zio di Michele Bellocco e già condannato qualche anno prima per aver favorito un membro della cosca Pesce, che la cura con discrezione e riserbo,per tre mesi, senza nemmeno prescriverle una radiografia. Dopo questo episodio, la morsa dei controlli, per lei, si fa ancora più stretta di prima. Il fratello e alcuni cugini la pedinano ossessivamente ogni volta che si muove per le vie di Rosarno. La cognata le raccomanda di non fare conversazioni compromettenti al telefono, quando è in casa, perché Giuseppe ha piazzato qualche strano marchingegno per spiarla.
L’INIZIO DELLA COLLABORAZIONE
L’’11 maggio 2011 rubano il motorino al figlio più grande e lei viene convocata dai carabinieri; trovandosi davanti al maresciallo che si sta occupando della pratica, Maria Concetta, d’impulso, gli chiede aiuto e gli racconta in breve la sua storia, continuamente interrotta dalle telefonate della madre, che vuole sapere dov’’è. Quattro giorni più tardi la donna viene di nuovo convocata in caserma, perché oltre ai fatti strettamente personali la donna ha raccontato alcuni particolari della vita del clan ritenuti molto interessanti e vogliono riascoltarla. Lei confessa di avere molta paura che il fratello la uccida per il suo tradimento perché è “cresciuto frequentando persone più grandi di lui sin da giovane” e si è conquistato così il “rispetto” della gente, che teme di perdere per colpa sua. e “quando avrà trovato le prove del suo tradimento ammazzerà lei e il suo amante” Il percorso della collaborazione con la giustizia inizia da qui. Maria Concetta Cacciola ha cose molto scottanti da raccontare, come dimostra ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia che la ascoltano nei giorni successivi alla sua richiesta di aiuto ai carabinieri. E’ disposta a farlo in cambio di protezione. Ha fatto la sua scelta e deve solo aspettare il momento opportuno per scappare di casa.L’unico pensiero che la trattiene è l’amore per i suoi figli,così decide di lasciarli alla persona che ama di più, che sente vicina, che sa che se ne prenderà cura come farebbe lei stessa: Anna Rosalba Lazzaro, sua madre. La notte tra il 29 e il 30 maggio 2011 Maria Concetta Cacciola viene prelevata di nascosto dai carabinieri del Ros e trasferita in un agriturismo a Cassano sullo Ionio.Il 22 giugno Maria Concetta viene trasferita a Bolzano, da dove cinque giorni più tardi, per motivi di sicurezza, è condotta a Genova. Lontana da casa e senza contatti contatti con nessuno dei suoi familiari, come prescrive il regime di protezione, e in lei si insinua la nostalgia della madre e dei figli e il 2 agosto, d’impulso, chiama la madre, le rivela dove si trova e le dice di volerla incontrare.
LA FAMIGLIA CERCA DI RIPRENDERSI CETTY
I suoi genitori, non aspettavano altro: si mettono subito in viaggio e la raggiungono a Genova. Da qui ripartono la sera stessa per tornare a Rosarno, portandosi dietro la figlia. Cetty capisce, subito, di aver fatto un errore. Il padre, come rivelano agli inquirenti i microfoni nascosti nell’auto, cerca prima di tutto di capire quanto compromettenti siano le dichiarazioni rilasciate dalla figlia ai pm, e quando lei ammette di aver parlato addirittura di un omicidio, lui e la moglie esplodono maledicendola. Sfogata l’ira,i coniugi Cacciola si sforzano di apparire concilianti” E’ evidente lo scopo dei genitori di Cetty: tenerla buona affinché, una volta a casa, farle rimangiare tutto quello che ha raccontato ai pm. .Arrivati a Reggio Emilia, Cetty chiama gli uomini del servizio di protezione, dice loro dov’è e chiede che la vengano a riprendere. Il mattino seguente i coniugi Cacciola sono costretti a ripartire per Rosarno senza la figlia, ma con la convinzione di poter convnicere la figlia a cedere.
IL RITORNO A CASA
Maria Concetta, non immaginando di firmare la sua condanna, la sera dopo, chiama, di nuovo la madre da Genova, e lei giocanndo con i suoi sentimenti, comincia a farle mille promesse e rassicurazioni. Le dice di tornare e che magari potrebbero andare a vivere insieme, che tutto si aggiusterà, basta solo che lei lasci perdere tutto e ritratti. L’unica cosa che deve fare Maria Concetta è chiamare l’avvocato, che è già stato preavvisato ed è addirittura disposto a recarsi a Genova per portarsela via: “Viene a prenderti e ti porta dove vuoi tu” le spiega la madre, “dalla zia Giovanna o dalla zia Angela, che ti mando i figli pure”. Anna Rosalba Lazzaro sa quanto a Maria Concetta manchino i figli, sa che l’amore materno è in quel momento il suo punto debole, ed è proprio lì che colpisce. “I figli vengono lì con te, non vuoi venire qua? Vai dalla zia Angela, dalla zia Santina, dove vuoi tu.” Insiste ed è tenace, Anna Rosalba, non molla la preda, la sfianca, e quando la figlia sbuffa perché si sente troppo pressata, lei replica asciutta: “Non sei spronata, Cetta, ti stanno spronando loro, non sei spronata, tu devi scegliere: o noi o loro“.
Maria Concetta è indecisa e sfogandosi con il suo nuovo compagno le dice :”So che se torno a casa ti ho perso. I miei non perdonano l’onore e la dignità e io gli ho toccato tutte 2 di queste” gli scrive in un sms il 5 agosto. Il giorno dopo Maria Concetta chiama Emanuela, la sua amica del cuore: ammette di avere molta paura di tornare, non tanto per il padre, che per quanto arrabbiato dice di averla perdonata, ma per il fratello Giuseppe. Emanuela le confida infatti che il giorno in cui lei è sparita, la madre si è vestita di nero in segno di lutto e ha cominciato a piangerla come morta, inoltre le rivela che la madre le ha raccontato che la famiglia di Maria Concetta ha ottenuto i tabulati delle telefonato tra lei e l’uomo che ama.
L’8 agosto, nel primo pomeriggio, la donna chiama la madre e scopre che è in viaggio per Genova insieme all’altro fratello, Gregorio, e alla figlia più piccola. Maria Concetta dice loro che è stata spostata e che deve chiamare qualcuno prima di incontrarli, ma al telefono le arrivano le grida e i lamenti della bambina, subito sovrastati dalla voce imperiosa del fratello, che la aggredisce: “Cetta, a chi devi chiamare? Perché devi fare così? Ma la senti tua figlia che sta morendo”. “Va bene dai, aspetta che ora glielo dico… chiudi chiudi, adesso li chiamo”, sospira lei. È la sua resa definitiva. Quella sera Maria Concetta Cacciola lascia Genova e torna a Rosarno.
LA MORTE DI CETTY E UN’EPOSTO
Dodici giorni più tardi, il 20 agosto, il padre e la madre di Cetty raccontano di averla trovata priva di vita nel bagno del seminterrato della loro villetta, dopo aver bevuto acido muriatico. I due portano la figlia all’ospedale, ma ormai non c’è più nulla da fare. Maria Concetta Cacciola. Tre giorni dopo, senza nemmeno aspettare che la figlia venga sepolta, i coniugi Cacciola depositano un esposto alla procura di Palmi, nel quale sostengono che Maria Concetta come vittima di un raggiro da parte delle forze dell’ordine, che l’avrebbero forzata a rilasciare dichiarazioni infamanti contro la sua volontà.
Insieme all’esposto, Michele e Anna Rosalba Cacciola depositano la lettera di addio scritta dalla figlia prima di lasciare Rosarno e un’audiocassetta in cui in sostanza confesserebbe di avere accusato il padre e il fratello soltanto per vendicarsi di loro. Tutto quello che ha rivelato finora ai pm, dunque, sarebbe semplicemente frutto della sua fantasia. Una strategia tesa a invalidare tutte le dichiarazioni rilasciate da Maria Concetta nel corso degli interrogatori, messa a punto da avvocati penalisti oggi arrestati. Lo dimostrano alcuni dettagli, come la presenza in sottofondo di una voce femminile che suggerisce certi passaggi o il fatto che in casa Cacciola, come rilevano le perquisizioni, non ci siano registratori.
In numerosi messaggi al suo amante Cetty racconta che in famiglia non c’era un clima idilliaco, anzi; “Mia madre bene, ma mio fratello all’inizio mi ha detto tutto e di più. Ora non mi rivolgono la parola. Mi portano avvocati, avvocati x farmi ritrattare dirgli che uso psicofarmaci e che l’ho fatto x rabbia… ora mia madre mi fa la loro freddezza verso di te mi fa paura… ma io lo so xche lo fanno anche le mogli».
In realtà Maria Concetta non ha mai fatto uso di psicofarmaci, le uniche pasticche che ingerisce sono pillole per dimagrire, ma facendola passare per depressa si lede la sua attendibilità di teste. La registrazione è con ogni probabilità effettuata nello studio dell’avvocato della famiglia, forse sulla base di un canovaccio che qualcuno ha già scritto e che Maria Concetta si limita a seguire, come si può concludere da una frase che la figlia maggiore di lei, Tania, pronuncia durante un colloquio telefonico col padre detenuto, il quale le chiede “Dove è tua madre?” e lei risponde che è andata dall’avvocato per registrare.
In quegli ultimi giorni prima di morire, Maria Concetta è in completa balia dei suoi familiari, che hanno reso i controlli ancor più serrati e la stanno pesantemente manipolando. Tutti ormai sanno che lei è tornata e sta ritrattando, anche perché Michele e Anna Rosalba Cacciola si sono premurati di inviare ai giornali l’esposto, la lettera e la registrazione, che vengono pubblicati con grande evidenza, perché, purtroppo, i clan qualche giornalista disposto ad assecondarli lo trovano sempre.
Il 17 e il 18 agosto Maria Concetta Cacciola parla con Gennaro, il nome in codice del maresciallo suo riferimento nei Ros, al quale rivela di voler riprendere il programma di protezione. Maria Concetta rivela il suo piano alla madre, ma questa le offre la complicità che sperava. Due giorni dopo Maria Concetta si toglierà la vita; stranamente viene lasciata da sola in casa, fanno notare gli inquirenti, i quali scrivono che, non aveva nessun motivo per farla finita.
L’EPILOGO
Nel febbraio 2012, Fulvio Accursio, giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palmi, dispone l’arresto per Michele e Giuseppe Cacciola, concedendo ad Anna Rosalba i domiciliari. Li ritiene responsabili di aver indotto la figlia al suicidio esercitando su di lei un’insostenibile pressione psicologica e sottoponendola a ripetuti maltrattamenti e soprusi, non ultimo quello di costringerla a ritrattare. Poi è arrivato l’arresto anche per lei, insieme al marito, al figlio e ai due avvocati. Tutti in carcere.