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Utoya, Breivik minaccia sciopero della fame: “La Playstation è vecchia”

Anders Behring Breivik, in carcere per aver commesso la strage di Utoya

 

 Breivik –  Avere il vecchio modello di Playstation è una vera “tortura”: non è la lamentela di un ragazzino a caccia di una consolle nuova di zecca, bensì una delle tante proteste sollevate da un detenuto al di sopra delle righe.

Anders Behring Breivik, tristemente noto al mondo per aver compiuto, nel luglio 2011 il sanguinoso massacro ad Utoya in Norvegia nel quale persero la vita ben 77 innocenti, reato per il quale sta scontando 21 anni di carcere, ha iniziato a lamentarsi delle sue condizioni detentive, ritenute dal giovane insopportabili. In una lettera dattiloscritta datata 29 gennaio 2014 e trasmessa ai principali organi di stampa, il pluriomicida si sfogava così: “Mi costringete all’inferno, non riuscirò a sopravvivere a lungo. Mi state uccidendo”. La causa di questo malessere sarebbe, a detta di Breivik, da riscontrarsi nel possesso di un modello di Playstation troppo “obsoleto”. Lo scandinavo vorrebbe essere dotato della nuova consolle di casa Sony, in modo da potersi “allenare” con i migliori titoli videoludici di guerra, così come era solito fare anche prima del suo arresto. Le richieste di Breivik, però, non finiscono qui. A proposito dei videogames, infatti, il mostro di Utoya vorrebbe poter giocare a titoli adatti ad un’ utenza al di sopra dei tre anni. Il detenuto ha le idee chiare anche riguardo a tecnologia e soldi: ha richiesto la possibilità di utilizzare un PC per rispondere alle lettere dei suoi (purtroppo) numerosi fan, in sostituzione alla macchina da scrivere, ritenuta “Senza valore, con una tecnologica che risale al 1873”, nonchè l’ aumento della paghetta settimanale, passeggiate più lunghe e l’ abolizione delle perquisizioni corporali. Qualora non fossero rispettate le sue richieste, Breivik potrebbe mettere in atto la sua protesta attraverso lo sciopero della fame.

Lo spinoso problema delle condizioni di vita dei detenuti delle carceri è sentito moltissimo anche in Italia. Le motivazioni di Anders Behring Breivik risultano, tuttavia, abbastanza assurde. Il ragazzo, dall’ inizio del regime di isolamento al quale è sottoposto, ha potuto godere di alcuni “privilegi”: ha avuto a sua completa disposizione ben tre celle di otto metri quadrati ciascuna, da utilizzare rispettivamente come palestra, angolo scrittura e stanza da letto. Un trattamento ritenuto dall’ opinione pubblica “privilegiato”, specialmente per un condannato che non ha mai manifestato il minimo senso di rimorso per aver tolto la vita a 77 innocenti, in nome di un’ ideologia xenofoba e nazista.