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Asili nido: per risparmiare non cercano supplenti, a scapito dei bimbi

Asili nido – Le supplenti giornaliere degli asili nido dichiarano a gran voce: “Noi ci siamo, ma ci chiamano sempre meno. È chiaro che vogliono risparmiare”. Naturalmente i genitori sono in allarme, perchè la sicurezza dei loro figli è continuamente a rischio. Inoltre le sostitute affermano che vengono chiamate spesso all’ultimo minuto, e quindi devono fare tutto di corsa per arrivare in tempo. E per cosa? 3/4 ore massimo, grazie ad una recente novità valida solo per alcuni municipi, mentre per altri 6 ore mezza, ma pagate comunque per 6. E’ la portavoce di oltre 20 supplenti a raccontare la situazione: “Se ci chiamano siamo costrette a lavorare in condizioni pessime, a scapito della sicurezza dei bambini”.

Come funziona questa triste realtà? Alla mattina il Municipio chiama l’educatrice, e se non si risponde, si deve retrocedere nella graduatoria, perdendo così una giornata di lavoro. Si indica l’asilo nel quale effettuare la sostituzione, e che può anche cambiare ogni giorno. E questo significa avere a che fare ogni giorno con bambini diversi, di cui non si conoscono le esigenze nè le caratteristiche. Durante quelle poche volte in cui si viene chiamate, non viene detto per quante ore durerà la sostituzione. Lo si scoprirà soltanto nel corso della giornata, e questo dipende dal numero di bambini presenti. Capita molto spesso che si lavori con un numero di bambini superiore a quello previsto dalla legge (ogni sei minori ci deve essere un’educatrice). Infatti la portavoce stessa ha affermato che settimana scorsa mancavano più insegnanti, e così hanno accorpato le sezioni e si è ritrovata da sola con 12 bambiniGiuseppina Salinardi, presidente del Consiglio di una scuola materna, parla di una situazione allarmante e insostenibile: “È inimmaginabile che i bimbi vengano sballottati nelle classi, la mattina piangono quando capiscono che la maestra non verrà e devono dividersi dai compagni e dalla loro classe per andare in altre sezioni. È un vero e proprio disservizio, ne va della sicurezza dei nostri figli.”

Fonti: ilmessaggero