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Donne, l’Italia è per uomini: allucinante denuncia di 6 italiani su 10

 

In occasione della Festa della Donna, ricorrenza molto cara agli italiani, urge porre in primo piano l’opinione degli stessi cittadini sulle effettive possibilità della donna nel nostro Paese. La stupefacente scoperta che i dati raccolti dall’Istat sta proprio nell’opinione che gli italiani hanno della donna e di se stessi in relazione al suo ruolo. Infatti, il 57,7% dei cittadini afferma che la vita in Italia è migliore per gli uomini: esattamente 6 cittadini su 10, senza tenere conto del genere d’appartenenza, sono d’accordo sul favoreggiamento che il paese sembra ancora portare avanti verso gli uomini. Nel dettaglio, ben il 64,6% delle donne italiane ed il 50,5% degli uomini italiani hanno espresso tale parere. Esso pare evidentemente fondato sulle proprie esperienze personali nel mondo del lavoro e delle relazioni interpersonali con il popolo italiano.

Il dato fornito dall’Istat non sortisce più lo stesso choc, infatti, se si pensa all’introduzione delle quote rosa: segno evidente che gli imprenditori italiani sono ancora prevenuti nell’assunzione di dipendenti donne. Basti pensare anche al ruolo che le donne italiane ancora si ritrovano a dover ricoprire nell’immaginario collettivo ed alla fatica che esse devono affrontare per emergere da contesti tipicamente considerati maschili. Dalla scelta degli studi, all’ambiente lavorativo, al proprio ruolo familiare, le donne restano oggetto di discriminazioni, in quanto la mentalità italiana resta fedele all’idea del “sesso debole”. Non a caso, l’indagine dell’Istat è stata intitolata: “Stereotipi, rinunce e discriminazioni di genere”, che già riflette l’atteggiamento che con ogni probabilità i cittadini tentano di allontanare da sé alle tipiche ricorrenze festive, come quella di San Valentino o della Festa della Donna.

Di fatto, anche lo stesso Istituto Nazionale di Statistica ha stimato il valore “economico” delle donne italiane rispetto agli uomini. I risultati di tale ricerca non visto il genere femminile superare la metà del valore di quello maschile: ogni donna vale 231mila euro, mentre ogni uomo vale 453mila. Questo dato non va inteso in senso opinionistico, ma produttivo: le italiane lavorano in minoranza e quindi producono meno capitale degli uomini. Purtroppo, infatti, sono ancora tante le famiglie in cui il ruolo femminile è delegato alla cura della casa e dei membri del nucleo: famiglie di stampo tradizionalista in cui il progresso culturale non è promosso presso le donne.

Peraltro, lo conferma anche il portavoce dell’Istat, le donne sono da sempre delegate al lavoro domestico, al quale soltanto negli ultimi anni anche gli uomini si stanno approcciando, in vista del sempre crescente numero di divorzi. L’emancipazione femminile, dunque, è ancora lontana dalle coste italiche: nonostante le possibilità che il Paese, già oggi, può offrire alla sua popolazione femminile, è nella mentalità della cittadinanza che deve essere attuato il cambiamento. Dal canto suo, l’aumento dei divorzi in Italia può già essere considerato un indice di emancipazione, o almeno di crescita della mentalità femminile. Tuttavia, questo è un elemento che porta comunque ad una “perdita” nella struttura sociale, un aspetto della vita degli italiani che rende frammentarie le interazioni sociali e che promuove la sfiducia nelle unioni coniugali (da qui il progressivo ricorso alle convivenze).