Il venticinque maggio andremo a votare per rinnovare il parlamento europeo, ma i cittadini è bene sappiano cosa veramente servirà questa elezione e perché il sogno comunitario e tragicamente fallito.
Il Parlamento europeo è l’assemblea legislativa dell’Unione. Essa svolge una funzione di controllo ed è l’unica istituzione europea a essere eletta direttamente dai suoi cittadini. Insieme al Consiglio dell’Unione Europea costituisce una delle due camere che esercitano il potere legislativo.
I loro poteri, tuttavia, non sono identici e devono convivere con quelli che il trattato riserva agli stati membri. Il Parlamento europeo dispone di tre sedi: Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo Le sessioni plenarie si svolgono sia a Bruxelles sia a Strasburgo, mentre le riunioni delle commissioni si svolgono sempre a Bruxelles. Lussemburgo è invece la sede del Segretariato Generale del Consiglio Europeo.
Cominciamo col dire che non si capisce perché vi debbono essere tre sedi. Non ne bastava una! Se gli sprechi dei fondi europei sono scandalosi (neanche la commedia dell’arte italiana potrebbe competere con gli esilaranti finanziamenti degli euro burocrati) quelle delle istituzioni europee sono insopportabili. Buttiamo giù qualche cifra: la seconda sede del Parlamento, quella voluta dai francesi (che non sentono ragioni per la chiusura a causa dell’indotto economico che produce) ci costa 53,7 milioni l’anno per 48 giorni di funzionamento. Si, perché l’aula funziona solo 4 giorni al mese e ai costi per il mantenimento della struttura (sorveglianza, pulizia, riscaldamento, utenze) bisogna aggiungere, quelli degli spostamenti dei parlamentari ,con il relativo carico di documenti, da una sede all’altra, che mandano in fumo 18 milioni di euro. Si calcola che, sommando tutto, la dispersione delle tre sedi costa 103 milioni di euro, cioè il 5,7% dell’intero budget dell’unione. Per risparmiare questa montagna di denaro sarebbe sufficiente unire tutto in un unica sede. Ma si sa, i sacrifici devono farli i pensionati, i lavoratori e le imprese non i burocrati dell’Europarlamento.
Gli Euro parlamentari, poi non sono mai stati così tanti: erano 736 nel 2013, poi con l’annessione della Croazia, diventeranno 751. Un bel numero. Ognuno di loro percepisce 8.000 € di retribuzione, più 4.299 € di spese generali, più un’indennità di 304 € per ogni giorno di “lavoro”. In totale si arriva a 19.000 € mensili. A ciò bisogna aggiungere 19.000 € lordi per pagare gli assistenti che sono circa 3130, e nel 2013 sono costati alle nostre tasche 186 milioni di euro, 16 in più di quanto erano costati nel 2011. D’altro canto è meglio tagliare le pensioni agli anziani che ai portaborse. La sede del Parlamento di Bruxelles è stata soprannominata Caprice de Dieux per la somiglianza col noto formaggio francese ed è un vero e proprio schiaffo alla povertà per la lussuosità: 15 saloni da conferenza, 52 per le riunioni, mobili in legno pregiato, vetri ben rifiniti, attrezzature sofisticate, un ufficio per ogni parlamentare con annessi sala per l’assistente e bagno con doccia e un meraviglioso centro fitness recentemente rinnovato al modico prezzo di 4 milioni di euro esteso su una superficie di 2150 mq. Come si giustifica la spesa per la palestra alla luce delle attuali ristrettezze economiche che impongono ai cittadini di risparmiare, non si capisce.
Ma oltre agli sprechi e ai lussi quello che fa rabbrividire e la delusione profonda per questa Unione: l’euro è diventata una specie di gabbia infernale soprattutto per i paese deboli, ci ha tolto tutto senza darci niente, non una garanzia, non una sicurezza, non una politica estera, né una politica dell’immigrazione. Niente di niente. Abbiamo pagato una polizza assicurativa molto costosa e abbiamo scoperto che non copriva nessun incidente. in campo economico poi il disastro è totale: oltre ad aver versato 4,68 trilioni di euro per salvare le banche private senza nessuna contropartita, sostituendo il denaro virtuale creato attraverso il credito facile da queste istituzioni, con i soldi pubblici, quelli di tutti noi, l’Europa della troika, ha imposto tagli selvaggi e privi di senso in un momento in cui l’economia in ginocchio avrebbe avuto bisogna di tutto il contrario. I numeri sono impietosi anche dal lato della ricchezza pro capite: dall’introduzione dell’euro ad oggi, gli unici paesi che hanno visto crescere la propria ricchezza pro capite sono quelli rimasti fuori dalla moneta unica. L’Italia è passata da 24.500 € a 22.800 con un devastante -7%. La sintesi è semplice: gli italiani sono diventati più poveri mentre gli inglesi che sono rimasti fuori, insieme agli svedesi, sono cresciuti del 16% passando da 30.400 € a 35.300 € .Il motivo è subito detto: l’Europa non ha tra i suoi obbiettivi la crescita economica, ma il pareggio di bilancio da raggiungere per di più attraverso un programma predeterminato. Non conta più la volontà politica degli Stati, conta l’osservanza di un coefficiente numerico(il 3% del rapporto deficit/PIL e/o il 60% del rapporto debito/PIL). L’unica nazione che ha beneficiato di questa assurda costruzione comunitaria è la Germania che sta recuperando il proprio spazio vitale di hitleriana memoria, a spese delle nazioni mediterranee verso cui ha accumulato i due terzi del suo straordinario surplus di bilancio.
Credo che nessun cittadino europeo voglia la continuazione di tutto questo. I movimenti anti europeisti sono sempre più forti e hanno tante ragioni dalla loro, ma prima di dare fuoco alla casa cerchiamo di salvare il salvabile: modifichiamo questi assurdi parametri e spingiamo per una vera rivoluzione democratica che tagli sprechi e lussi ,rimetta il cittadino al centro di ogni iniziativa comunitaria e rilanci il vero sogno europeo dei padri fondatori.