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L’attività fisica giovanile tiene in forma il cervello tutta la vita

Stati Uniti – Che lo sport faccia bene ad ogni età, è cosa ben nota, quello che ancora non era sicuro era il legame tra attività fisica e funzioni celebrali. Uno studio dell‘Università del Minnesota, recentemente pubblicato sulla rivista “Neurology”, ha confermato che ci sia una relazione tra attività fisica svolta in giovane età e mantenimento delle funzioni celebrali per tutta la vita. Infatti l’attività fisica che allena il cuore, come corsa, nuoto, ciclismo o ginnastica aerobica, aiuterebbe a mantenere una efficienza cognitiva eccellente in tarda età.

LO STUDIO. I ricercatori hanno valutato le prestazioni su un tapis roulant di 2.747 giovani sani, con un’età media di 25 anni, e poi hanno chiesto loro di ripetere il test (resistere il più possibile sull’attrezzo, man mano che velocità e pendenza cambiavano) 20 anni più tardi. Se i ragazzi avevano resistito in media 10 minuti sul tapis roulant prima di restare senza fiato, la loro resistenza 20 anni più tardi era diminuita in media di 3 minuti. Cosa del tutto normale, visto che con l’età la resistenza allo sforzo fisico diminuisce. La cosa interessante è che ogni minuto in più che la persona resisteva sul tapis roulant a 25 anni, si traduceva in 0,12 parole in più tenute a mente nel test di memoria svolto 20 anni dopo. Anche le funzioni cognitive nella mezza età risultavano migliori in chi era più allenato da giovane.

E’ stato dimostrato anche che coloro la cui resistenza sull’attrezzo era calata di meno nei 20 anni che separavano le due prove, avevano maggiori probabilità di ottenere risultati migliori nei test cognitivi e di memoria a cui erano stati sottoposti. I test cognitivi e di memoria sono utili per prevedere se in tarda età, un soggetto possa incorrere in problematiche come la demenza senile. Le prestazioni ottenute in questi esercizi hanno quindi un significato molto importante, in quanto ogni parola in più che viene ricordata in un test di memoria effettuato intorno ai 50 anni è associata a una diminuzione del 18% del rischio di sviluppare la demenza nei 10 anni successivi.