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Pakistan, processo choc: bimbo di 9 mesi accusato di omicidio

Pakistan – ” Un singolo bambino infelice è il fallimento dell’ intera umanità”, recita un celebre aforisma. Ad ascoltare i recenti casi di cronaca, provenienti da ogni parte del mondo, che coinvolgono minori, viene spontaneo credere che il genere umano sia inesorabilmente caduto molto in basso. I bambini sono spesso vittime innocenti della crudeltà dei grandi: nelle nostre menti è ancora vivido il truce ricordo di Brito, il serial killer brasiliano di bimbi i quali, dopo essere stati brutalmente uccisi, venivano mutilati e privati dei loro genitali.

La minaccia per questi piccoli angeli, tuttavia, risiede spesso dietro le mura domestiche.La propria casa diventa, allora, una prigione, dove i figli ricevono le peggiori sevizie dai propri genitori, torture giustificate come punizioni: come dimenticare la terribile storia di Zachary, ucciso dalla propria madre a quattro anni, perchè “sospettato” di essere gay? Dove trovare la forza di perdonare quella coppia texana che ha rinchiuso il proprio figlio di cinque anni nell’ armadio per impartirgli una fantomatica lezione?

I bambini posso trasformarsi, talvolta, da vittime a carnefici, seguendo l’ abominevole esempio fornito dal mondo degli adulti. Ha destato stupore la notizia, giunta dalla Pennsylvania, di un incendio appiccato da un insospettabile piromane: un bambino di cinque anni, che ha incendiato la casa dove si trovava con la sua cuginetta di appena due anni, unica vittima della “follia” del baby-assassino. Altrettanta sorpresa ha suscitato l’ ultima vicenda, proveniente dal Pakistan, che vede protagonista un bebè di appena nove mesi, sul quale pende un’ accusa sorprendente.

Il caso di cronaca che VNews 24 sta per raccontarvi risale a circa due mesi fa. Ci troviamo a  Lahore, città a nord del Pakistan. La Polizia, intervenuta presso l’ abitazione della famiglia del piccolo Muhammad Mosa Khan e nelle abitazioni vicine per sospetti mancati pagamenti della corrente elettrica, è stata malamente accolta dai proprietari delle case, che hanno colpito gli agenti con sassi e bastoni, provocando disordini che hanno costretto le forze dell’ ordine ad effettuare diversi fermi tra i facinorosi, tra i quali si annovera, incredibile ma vero, anche il piccolo Muhammad. Il neonato, che aveva appena sette mesi all’ epoca dei fatti, è stato così costretto, nella giornata di ieri, a presentarsi davanti al giudice, assieme a tutta la sua famiglia, sconvolta dalla foga mostrata dall’ Ispettore di Polizia Kashif Ahmed, che ha voluto a tutti i costi perseguire il bimbo.

Secondo l’ Ispettore, infatti, Muhammad sarebbe stato in grado di scagliare pietre sugli agenti di Polizia, con il chiaro intento di far del male o, addirittura, di uccidere i poveri poliziotti. Dura la reazione del padre del piccolo. “Mio figlio non sa tenere nemmeno in mano il biberon!”, ha tuonato l’ uomo, mentre un Muhammad in lacrime, aiutato da un adulto, metteva il suo piccolo dito indice nell’ inchiostro, in modo da permettere agli agenti di prendergli le impronte digitali. Sul piccolo penderebbe un’ accusa di tentato omicidio, ma la vicenda sta destando clamore in tutto il Pakistan, provocando la mobilitazione di un intero popolo che chiede giustizia per un bambino il quale, per tornare a riabbracciare i suoi genitori, ha dovuto pagare persino una cauzione. Muhammad dovrà anche ripresentarsi in aula: la data del processo è fissata per il prossimo 12 aprile. Il Pakistan, nel frattempo, insorge e chiede l’ annullamento di questo “procedimento farsa”.