Parma – “Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli”. La frase del grande Martin Luther King ben si presta all’ ennesimo, vergognoso caso di intolleranza che VNews 24 sta per raccontarvi. La vicenda sportiva dai toni amari risale allo scorso sabato e sembra fare eco al recente episodio di discriminazione registratosi a Firenze, che ha indignato il popolo della rete e sollevato numerose e forti proteste.Protagonisti loro malgrado, ancora una volta, i cittadini meridionali, “rei” di emigrare nelle province del nord e centro Italia alla ricerca di un lavoro o, perchè no, spinti da una passione per lo sport, visto da sempre come veicolo per unire razze, religioni e tendenze diverse o, perlomeno, come mezzo di diffusione della tolleranza di ogni diversità.
La realtà, tuttavia, è ben diversa dall’ obiettivo che i membri dell’ UISP (Unione Italiana Sport per Tutti) tentano, con forza ed entusiasmo, di perseguire. L’ associazione, nata per offrire a cittadini provenienti da ogni parte del mondo il medesimo diritto a praticare ogni genere di sport, vanta anche un campionato di calcio apposito, nel quale partecipano squadre “miste”, con all’ interno del proprio organico, cioè, atleti italiani e stranieri, al pari dei più blasonati team della Serie A. La tolleranza dovrebbe essere, quindi, un punto fermo nell’ ambito di un torneo organizzato da un’ associazione impegnata attivamente nel rispetto del prossimo.Peccato, però, che la realtà sia più dura di quanto i membri dell’ UISP e i componenti della squadra parmense La Paz, parte “lesa” dello spiacevole episodio registrato, appunto, a Parma, potessero immaginare.
Veniamo ai fatti. Lo scorso sabato La Paz, squadra antirazzista composta da giocatori di etnie e regioni italiane diverse, ha fronteggiato in campo lo Sporting San Leonardo, in una classica partita con undici giocatori in campo per team. La gara è stata, sin dalle prime battute, caratterizzata da un forte clima di tensione, inizialmente giustificato da un comprensibile e più che legittimo spirito agonistico. La situazione, tuttavia, è rapidamente precipitata, quando il portiere del San Leonardo si è reso protagonista di uno sgradevole episodio di razzismo, apostrofando alcuni suoi avversari, di chiare origini meridionali, nonchè alcuni tifosi presenti sugli spalti con l’ epiteto “Terroni di m…”.
Il gelo è calato nel campo di Parma finchè i giocatori de La Paz, stanchi degli atteggiamenti intolleranti del proprio avversario, non hanno preso in mano la situazione, decidendo di abbandonare il campo in segno di protesta. I vertici della squadra di Parma hanno poi inviato una lettera aperta a tutte le società sportive, cercando di spiegare le ragioni che hanno spinto i propri atleti ad abbandonare il campo. “Il termine “terrone” è spesso considerato un intercalare goliardico, ma in realtà per noi è una vera e propria offesa, una parola che, in un passato non troppo lontano, veniva usata per discriminare e offendere intere comunità di migranti del sud Italia e che oggi rievoca un malato sentimento di superiorità e di chiusura nei confronti di chi decide di spostarsi per necessità”, recita uno stralcio dell’ accorata lettera, che si chiude con un avvertimento: “Crediamo che ogni qualvolta ci saranno episodi come quello di oggi, che vanno contro i nostri principi e contro i principi di una società pronta all’ immeticciamento, prenderemo le dovute distanze e abbandoneremo il terreno di gioco”.
Lo spiacevole episodio avvenuto a Parma non è, purtroppo, nè il primo nè l’ ultimo di una lunga serie di atteggiamenti di inciviltà ed intolleranza nei confronti di coloro i quali sono ritenuti diversi. Basti ricordare gli insulti subiti dall’ ex giocatore del Milan Kevin Prince Boateng nel corso di un’ amichevole, che spinsero il campione ad abbandonare, non senza rammarico, il campo di gioco.