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Scoprì Gomorra 15 anni fa, ha il cancro e lo Stato lo ha abbandonato

Il sostituto commissario Roberto Mancini ha scoperto Gomorra, il traffico illecito di rifiuti in Campania nel 2000. Nello svolgimento dei suoi incarichi ha visitato decine di discariche pericolosissime  in provincia di Caserta riuscendo a ricostruire i percorsi dei camion carichi di veleni del Nord Italia spediti verso la terra dei fuochi. Mancini lavorava per conto della commissione sui rifiuti della Camera dei deputati, ma il suo rapporto è stato tenuto in un cassetto per quindici anni dalla magistratura,

Mancini iniziò la sua indagine sull’ecomafia in Campania nel 1994. Due anni dopo nel 1996 l’investigatore consegnò u’informativa alla Dda di Napoli, la quale faceva luce sui rapporti tra l’avvocato Cipriano Chianese e alcuni importanti nomi della camorra; era lui che per conto dei Casalesi, agiva da “broker dei rifiuti”. Egli gestiva il rapporto con le aziende e organizzava il trasporto e lo sversamento dei rifiuti nelle discariche, come il personaggio di Gomorra, il film di Saviano.

Dal 1998 al 2001 prestò servizio per la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. La richiesta di andare a prestare servizio presso la Camera dei deputati racconta Mancini “arrivò direttamente dal presidente Massimo Scalia . Per quella commissione ho fatto decine di sopralluoghi in posti molto pericolosi, entrando in contatto con le scorie sversate dalla camorra e dalle industrie chimiche e avendo come unica protezione una mscherina” e chiude affermando che ” se l’avessero presa in considerazione sin da subito Gomorra non ci sarebbe mai stata.

Nello svolgimento del suo lavoro Mancini ha contratto il cancro e lo Stato lo ha abbandonato. ” Da undici anni lotto contro il cancro e ho fatto causa alla Camera dei Deputati. Questa volta la mia lotta è contro lo Stato, che non mi ha messo in condizioni di tutelare la mia salute” afferma il poliziotto dal suo letto dell’ospedale di Perugia dove sta lottando contro il linfoma di Hodgkin.

Il Comitato di verifica del ministero delle Finanze ha certificato che il suo tumore del sangue dipende da “causa di servizio”.  L’indennizzo riconosciutogli è stato di soli cinquemila euro, incassato il quale  ha presentato una richiesta di risarcimento danni per malattia professionale alla Camera. Il 13 luglio 2013 la Camera, però, ha escluso “una qualsiasi responsabilità risarcitoria”. “Ho deciso di contattare il presidente Laura Boldrini, ma la risposta che ho ottenuto è stata “Non ci posso fare nulla”, rivela mestamente il poliziotto.

Roberto sta lottando contro il tumore e pur affrontando una lunga degenza per il trapianto del midollo continua a rimanere in servizio, nel commissariato di San Lorenzo a Roma, non rinunciando ad aiutarela procura napoletana riascoltando ore e ore di intercettazioni, annotando nomi, società, percorsi.

Esiste una petizione online a favore del poliziotto