Città del Vaticano – Importanti parole sono state pronunciate da Bergoglio sulla relazione problematica che caratterizza l’inserimento delle comunità rom nella società italiana. Il Papa ha incontrato i promotori episcopali e direttori nazionali della pastorale degli Zingari in un incontro organizzato dal Pontificio. Il tema di discussione è stato proprio: “La Chiesa e gli zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie“, sul quale Bergoglio ha portato a riflettere italiani e rom. Dalla discussione è emersa la gravità della questione, irrisolta ancora da anni, sull’integrazione del rom: obiettivo trasmesso tante volte quante rispettato dalle istituzioni.
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A questi ultimi egli ha indirizzato un particolare monito a non arrendersi all’illegalità, che spesso sembra essere la strada più semplice da percorrere, e soprattutto a rispettare i doveri a cui è chiamato non solo chi possiede un documento d’identità a riprova della propria appartenenza alla cittadinanza. Del resto, la comunità viene a formarsi a prescindere dalla sua legittimazione, motivo per cui anche gli zingari non possono sottrarsi al rispetto di leggi di civiltà e comunione con il prossimo.
Papa Francesco non ha, però, mancato l’invito generale ad abbandonare i rancori ed accogliere con la mente libera da pregiudizi i popoli stranieri che chiedono accoglienza nella penisola. “Quando prendevo il bus a Roma e salivano degli zingari, l’autista spesso diceva ai passeggeri: ‘Guardate i portafogli’. Questo è disprezzo, forse è vero, ma è disprezzo“: così Bergoglio ha ricordato il proprio passato da testimone di un rancore che ancora oggi è vissuto dalle comunità italiana e nomade. In particolare, il Papa ha individuato le cause di questa grave frattura sociale nella poca partecipazione alla vita politica nel vero senso (quindi “cittadina” a 360°), che governo e rom non cercano di migliorare.
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“La mancanza di strutture educative per la formazione culturale e professionale, il difficile accesso all’assistenza sanitaria, la discriminazione nel mercato del lavoro e la carenza di alloggi dignitosi“: questi sarebbero i principali motivi per cui l’emersione dall’oscurità risulta molto più difficile per gli stranieri appartenenti a comunità rom, ma anche agli immigrati in generale. Atti di violenza e crimini di ogni genere sarebbero, dunque, null’altro che effetti della poca integrazione che il popolo italiano offre in primis.
Eppure, ormai non è più tanto raro vedere immigrati e stranieri provenienti da qualsiasi Paese estero che riescono ad affermarsi con le proprie forze all’interno della società italiana. E’ senz’altro uno sforzo immane, gravato anche dalla lentezza che caratterizza la nostra burocrazia da troppo tempo, ma questi impedimenti non l’hanno avuta vinta contro i cittadini di duplice etnia: i cittadini italiani che appartengono anche ad un’altra cultura d’origine. E’ per questo motivo che la discriminazione non può più assolvere il compito di giustificazione per chi sceglie la malavita invece che lottare.