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Vertice Pd-M5S, Renzi: “Democratellum non dà governabilità”

A sorpresa è presente anche Matteo Renzi al confronto tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle sulla nuova legge elettorale: assente, invece, come previsto Beppe Grillo che ha già lasciato Roma dopo il summit di ieri coi suoi. Per il Pd hanno preso parte alla delegazione oltre al presidente del Consiglio: Zanda, Speranza, Serracchiani e Guerini. Per il M5S Di Maio, Toninelli, Brescia e Buccarella. Dopo l’apertura al confronto da parte di Grillo e Casaleggio, il vertice si è tenuto alla Camera dei Deputati e in diretta streaming, come richiesto dal premier Renzi.

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GOVERNABILITA’ PRIMA DI TUTTO – “Sono felice di questo incontro”, esordisce Matteo Renzi, che ribadisce subito il punto fondamentale per il Partito Democratico: la nuova legge elettorale deve garantire la governabilità del Paese. L’obiettivo è avere un vincitore certo che abbia la maggioranza in Parlamento. Nell’Italicum questo risultato verrebbe raggiunto attraverso il ballottaggio, qualora nessun partito ottenesse il 37% dei voti, mentre non sarebbe raggiungibile con il Democratellum proposto da Beppe Grillo. Questa è la prima delle cinque condizioni poste da Matteo Renzi: il secondo punto, strettamente connesso al primo, è che non ci devono mai più essere le larghe intese. In terzo luogo, l’idea del Partito Democratico è quella di “rimpicciolire i collegi”, contro la proposta grillina dei “grandi collegi”. Il Premier propone, inoltre, che sia la Corte Costituzionale a valutare e giudicare la legge elettorale. Infine, si dice contento del confronto e auspica che si possa dialogare anche sulle altre riforme Costituzionali.

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IL DEMOCRATELLUM DEL M5S – Dall’altro lato, Luigi Di Maio porta la proposta del Movimento Cinque Stelle: una legge elettorale basata sulle preferenze, già ribattezzata da Beppe Grillo come Democratellum. Secondo Matteo Renzi si può anche riflettere sul tema delle preferenze, ma ha ribadito che il tema primario è quello della governabilità, che secondo il Premier il Democratellum non garantisce. Un’apertura arriva anche da Luigi di Maio: “Non siamo contrari a ballottaggio o premio di maggioranza”. Durante l’incontro non mancano le stoccate, come quando Renzi si chiede quanti voti avrebbe perso il Movimento Cinque Stelle se avesse dichiarato prima delle elezioni l’alleanza con Farage. Ma anche Di Maio attacca: “Il nostro movimento non è mai stato interessato alla compravendita di tessere”. Nel finale i toni si accendono e Matteo Renzi rinomina il Democratellum come Complicatellum e Grande Fratellum, per il fatto che prevede la possibilità per l’elettore di cancellare il nome di un candidato. Il nuovo appuntamento è tra 3-4 giorni per un nuovo confronto, sempre sulla legge elettorale.