Non tutti lo conoscono, ma il “Point of Sale” (Pos) sta diventando molto utilizzato in tutto il mondo: non tutti lo conoscono perché l’Italia è l’ultimo in classifica, tra i Paesi in cui questo congegno è la norma per ogni esercizio commerciale. Così, per invogliare la popolazione a fare un minore uso della moneta in contante ed i commercianti a tecnologizzarsi, dal 30 giugno 2014 sarà obbligatorio per ogni negozio disporre di un pos. Peraltro, il pagamento tramite bancomat, carta di credito e simili non sarà rifiutabile oltre la somma dei 30 euro.
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Il decreto legge che permetterà tutto ciò non prevede, però, uno snellimento delle sovrattasse che i commercianti dovranno pagare per ciascuna transazione e per il mantenimento del consegno nei propri esercizi commerciali. Il decreto, rinviato per qualche anno, entra in vigore per la necessità di far fronte all’evasione fiscale, ovvero di regolamentare tutti quei pagamenti effettuati a nero (e spesso scontati proprio per evitare l’emissione di scontrino). il provvedimento però non funge, poiché non prevede alcuna pena per i trasgressori.
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Sulla questione si è espresso il Segretario nazionale di Confesercenti, Mario Bussoni, in un’intervista a La Repubblica grazie alla quale anche chi non è “del campo” può comprendere le difficoltà imposte ai commercianti dall’utilizzo del pos. “Abbiamo fatto i conti: un imprenditore che realizza transizioni per 50.000 euro l’anno fra canoni, commissioni, costi di installazione e utilizzo della postazione Pos pagherà alla fine dell’anno 1.700 euro. Nel complesso il mondo delle imprese verserà per questo servizio 5 miliardi. Per i piccoli esercizi è un balzello insopportabile, i pesi vanno redistribuiti.”