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Yara, nessun dna nell’auto di Bossetti: sequestrate fatture in casa

Le verifiche della scientifica effettuate sul furgone Iveco e sulla Volvo grigia di Massimo Bossetti non hanno portato a nulla: nessuna traccia di dna, nessuna prova che possa aiutare gli inquirenti a vedere più chiaramente nel caso di omicidio di Yara Gambirasio. Al momento però i Ris di Parma stanno ancora lavorando ai due veicoli sequestrati per confermare con assoluta certezza questi esiti. Intanto, i legali di Massimo Bossetti stanno valutando di chiedere la scarcerazione del presunto omicida.

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Egli stesso ha recentemente espresso il desiderio di uscire di prigione per fare visita al padre malato: starà al pubblico ministero Letizia Ruggeri stabilire se sia il caso o meno di concedere questo favore al detenuto. Peraltro, il presunto omicida ha scoperto solo di recente che l’uomo che ha sempre creduto il suo padre naturale in realtà non lo è, ma ha comunque deciso di recarsi al suo capezzale, poiché l’anziano è afflitto da una grave malattia.

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Anche se non ci sono ancora riscontri sul furgone e l’auto di Bossetti, nel suo appartamento sono stati trovati molti documenti che gli inquirenti hanno sequestrato per analizzare a fondo. L’attenzione è concentrata su circa una ventina di fatture, secondo le quali Bossetti avrebbe acquistato del materiale edile in un negozio di Chignolo d’Isola, località dove il corpo della giovane Yara è stato ritrovato senza vita. Tra i documenti sospetti, anche alcuni scontrini di centri estetici, ma le indagini a riguardo sono ancora in corso e gli investigatori non hanno rilasciato altre informazioni.