NAPOLI – Tre ragazzi viaggiano su una moto: ore 2.45 di notte, quartiere Traiano di Napoli. E’ qui che si consuma la tragedia. I tre ragazzi sono Davide Bifolco, giovane 17enne incensurato di Napoli, Salvatore Triunfo, 18enne con precedenti per reati contro il patrimonio e danneggiamento, e un latitante, con precedenti per reati contro il patrimonio, evaso dai domiciliari lo scorso febbraio.
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LA RICOSTRUZIONE – Una vettura dei carabinieri si trova in viale Traiano quando gli agenti di polizia notano tre persone in sella a uno scooter ed ordinano al conducente di fermarsi. Tuttavia, i tre ragazzi non si fermano all’alt. Inizia così l’inseguimento sino a via Cinthia, dove il conducente della moto colpisce un’aiuola e perde il controllo del mezzo. Subito dopo la caduta uno dei tre ragazzi riesce a fuggire, mentre gli altri due, Davide Bifolco e Salvatore Triunfo, vengono immobilizzati da un agente di polizia.
Il militare, secondo la ricostruzione dei carabinieri, avrebbe accidentalmente fatto partire un colpo con la pistola di ordinanza: il proiettile colpisce il 17enne Davide Bifolco. Il giovane viene subito soccorso e ricoverato all’ospedale San Paolo di Napoli, ma per lui non c’è nulla da fare. La morte di Davide Bifolco ha scatenato la rabbia di familiari, amici e conoscenti che si sono scagliati contro le forze dell’ordine. Insulti, aggressioni e due auto della polizia distrutte: questo il bilancio. Alle 3.30 tutti i residenti sono tornati nelle loro abitazioni, ma al risveglio non si sono certo stemperati il dolore e la tensione.
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IL DOLORE DELLA MADRE – “Quando gli ha sparato non l’ha visto in faccia? Quel carabiniere non ha visto che Davide era un bambino?”. La madre Flora non riesce a trattenere le lacrime e racconta: “Ieri sera è venuto da me, aveva freddo e mi ha chiesto un cappellino. Mi ha detto: ‘Mamma, faccio l’ultimo giro col motorino e torno a casa’. Poi, mi sono venuti a chiamare, volevano i documenti. Sono scesa in strada e ho visto Davide a terra. Ho cercato di muoverlo, l’ho preso per il braccio, ma non si muoveva più. Era già morto. Ora, se ha il coraggio, quel carabiniere deve uccidere anche me, perché mi ha ucciso mio figlio”.
LA RABBIA DEL FRATELLO – “E’ stato un omicidio, non s’inventassero scuse. E’ stato un omicidio”, questo l’inizio del racconto di Tommaso Bifolco, fratello del giovane ucciso. E la versione è molto diversa da quella riportata dai carabinieri: “Non è caduto durante l’inseguimento:è stato speronato e ucciso. Mio fratello è stato colpito al cuore. E dopo, quando lui era a terra, i carabinieri hanno anche avuto il coraggio di ammanettarlo e di mettergli la testa nella terra. Aveva la polvere in bocca, mio fratello”.
“Io mi vergogno di essere un italiano. Ora lo Stato, chi ci chiederà scusa per quello che è successo? Qui a Napoli di morti ne vediamo tanti ma stanotte un intero rione è sceso in strada e sapete perché? Perché non è stato ucciso un camorrista ma un ragazzo innocente“. Secondo Tommaso, il fratello Davide non si sarebbe fermato all’alt dei carabinieri perché sprovvisto di patente ed assicurazione: “guidava uno scooter non suo, non era assicurato e non aveva il patentino”. E aggiunge: “Forse si è spaventato, forse voleva evitare il sequestro del mezzo e per questo non si è fermato davanti alle forze dell’ordine”.