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Scozia, si vota per l’indipendenza: le conseguenze del referendum

Dalle 7 di questa mattina sono aperti i seggi di tutta Scozia: si vota per lo storico referendum sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito. Gli aventi diritto di voti si potranno recare alle urne fino alle ore 22 di questa sera. I cittadini scozzesi sono tenuti a rispondere “sì”, a favore della secessione del proprio Paese dalla Gran Bretagna, “no” per non distaccarsene. Il voto ricopre un’importanza storica, politica ed economica senza precedenti: per questo è importante analizzare le varie conseguenze che questo referendum, nel bene e nel male, porterà.

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INDIPENDENZA NEL 2016 – Innanzitutto, se vincerà il sì, l’Indipendenza della Scozia verrà proclamata ufficialmente il 24 marzo 2016, anniversario dei 307 anni dall’Act of Union che nel 1607 sancì l’unione tra Inghilterra e Scozia nel Regno Unito. Inoltre, in questo modo, la Scozia avrebbe diciotto mesi di tempo per riorganizzare il proprio assetto istituzionale e costituzionale, oltre che per negoziare il proprio rapporto con l’Inghilterra e tutte le organizzazioni internazionali. Qualche mese dopo, nel maggio 2016, si terrebbero invece le prime elezioni politiche in Scozia.

CONSEGUENZE POLITICHE – Sono numerose le conseguenze politiche che la vittoria del “sì” comporterebbe: innanzitutto, i cittadini scozzesi sarebbero chiamati a riformulare la forma stessa dello Stato: monarchia o repubblica? Un secondo problema è rappresentato dai rapporti con l’Unione Europea: “Se la Scozia dovesse diventare uno Stato Indipendente sarebbe fuori dall’Unione Europea. Per rientrarvi dovrebbe presentare la propria candidatura”. Queste sono le parole pronunciate nel 2012 dal presidente della Commissione Europea Barroso. La Scozia inoltre dovrebbe rinegoziare il proprio ingresso anche nella Nato e nell’Onu.

CONSEGUENZE ECONOMICHE – Non mancano anche importanti conseguenze economiche ad una eventuale secessione: la Scozia avrebbe il controllo sull’80% del petrolio e del gas del Mare del Nord (approvvigionamenti e relativi introiti che perderebbe invece l’Inghilterra). Tuttavia le questioni più critiche sono quelle legate alla valuta che la Scozia deciderà di utilizzare: infatti, il governo di Edimburgo vorrebbe mantenere la sterlina in una unione monetaria con l’Inghilterra. L’altro punto riguarda il debito pubblico scozzese, che andrebbe calcolato come una frazione di quello del Regno Uniti sulla base della popolazione e del PIL.

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INGHILTERRA – In Inghilterra un’eventuale indipendenza della Scozia metterebbe in grave rischio la credibilità e la leadership del premier David Cameron, che tuttavia ha già annunciato di non volersi dimettere anche in caso di secessione scozzese. Altre incertezze riguardano ancora la divisione dei confini e le politiche di immigrazione che saranno applicate in Inghilterra e Scozia: gli Inglesi imporranno delle frontiere? Tutto il mondo resta a guardare con apprensione: sono molti i paesi pronti ad indire nuovi referendum per l’Indipendenza in tutta Europa: dalla Catalogna alle Fiandre, fino ad arrivare alla Lombardia. Matteo Salvini si trova ad Edimburgo, con una delegazione della Lega Nord: che il referendum per la secessione della Padania sia il prossimo passo?