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Lavoro, Renzi alla direzione Pd: “L’articolo 18 è superabile”

E’ in corso la direzione del Partito Democratico sulla riforma del lavoro. L’inizio, previsto per le ore 17, è stato rimandato alle ore 18: infatti, il premier Matteo Renzi ha cercato una mediazione con la minoranza del suo partito attraverso le figure di Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini. I due renziani, insieme al Presidente del Consiglio, si sono incontrati con alcuni esponenti della minoranza, in particolare con i Giovani Turchi, capeggiati dal presidente del Pd Orfini: questi si sono detti disponibili ad appoggiare Matteo Renzi, ma solo a fronte di indicazioni precise su quanto la legge delega conterrà.

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LE PAROLE DI RENZI – “Vi propongo di votare con chiarezza al termine del dibattito un documento che segni il cammino del Pd sui temi del lavoro e ci consenta di superare alcuni tabù che ci hanno caratterizzato in questi anni”. Questo l’esordio di Matteo Renzi, che chiede quindi a tutti gli esponenti del Partito Democratico una posizione netta. Il premier analizza poi il ruolo che l’Italia e l’Europa devono assumere  all’interno dei conflitti internazionali, sottolineandone la centralità e la delicatezza. Prima di toccare il tema del Jobs Act, si apre una lunga parentesi in cui elenca tutte le “conquiste” del suo governo: dalla prima lettura della riforma del Senato e del titolo V della costituzione, ai decreti sulla competitività e sulla pubblica amministrazione, fino agli ottanta euro.

Durante il suo intervento, il premier cerca di attenuare le polemiche degli ultimi giorni e ribadisce la centralità del Partito Democratico: “Siamo l’unico partito che discute al proprio interno con una certa animosità, ma questo non può fare venire meno il reciproco rispetto. Chi non la pensa come la segreteria non la pensa come i Flintstones. Chi la pensa come la segreteria non è emulo di Margaret Thatcher”. Prosegue: “Le mediazioni vanno bene, il compromesso va bene, ma non si fanno a tutti i costi i compromessi. Non siamo un club di filosofi ma un partito politico che decide, certo discute e si divide ma all’esterno è tutto insieme. Questa è per me la ditta”.

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JOBS ACT – Entrando nel merito sulla riforma del lavoro, Renzi afferma: “ Riformare il diritto del lavoro è sacrosanto. A chi mi dice che eliminando l’articolo 18 togliamo un diritto costituzionale, rispondo che il diritto costituzionale non sta nell’articolo 18, ma nell’avere almeno un lavoro.  Se fosse l’articolo 18 il riferimento costituzionale allora perchè per 44 anni c’è stata differenza tra aziende con 15 dipendenti o di più?”. Infatti, l’articolo 18 garantisce il diritto di reintegra nel posto di lavoro, in caso di licenziamento illegittima seconda la sentenza di un giudice, solo per l’imprese con meno di quindici dipendenti.

“Il lavoro si crea innovando, non difendendo le regole di 44 anni fa. Dobbiamo avere il coraggio di andare all’attacco”. Nel concreto Renzi ribadisce le proposte già presentate nei giorni scorsi, in particolare sottolinea che “l’attuale sistema del reintegro va superato, certo lasciandolo per discriminatorio e disciplinare”. Non in tutti gli altri casi. Arriva poi un’apertura importante al dialogo: Renzi infatti si dice pronto a discutere con i sindacati a Palazzo Chigi, già a partire dalla prossima settimana. Il premier ribadisce inoltre l’obiettivo del Jobs Act: “difendere tutti, non qualcuno già garantito”.

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CUPERLO E LA MINORANZA – Gianni Cuperlo è il primo esponente della minoranza a prendere la parola: innanzitutto sottolinea i punti di vicinanza con Matteo Renzi: “Estendere tutele e diritti, su questo siamo d’accordo: tutto deve essere fatto nell’interesse del Paese”. Cuperlo entra poi nel vivo della questione e sulle tutele crescenti per anzianità di servizio afferma che dopo un primo periodo devono valere le stesse regole del lavoro per tutti, non solo per i nuovi assunti. Infatti, la presenza di due regimi diversi genererebbe un problema di costituzionalità: contratti a tutele crescenti per i nuovi, articolo 18 per i vecchi.

Gianni Cuperlo sostiene l’importanza dell’articolo 18 e del diritto di reintegra per qualsiasi tipologia di licenziamento, non solo per quello discriminatorio. “Come provare l’avvenuta discriminazione? Così si rischia di indebolire la posizione del lavoratore”. Inoltre, ricorda come anche in Germania esista la possibilità che un giudice consenta la reintegra per altri casi oltre discriminazione. “Solo in Spagna questa non è consentita”, gli fa eco qualche minuto dopo Massimo D’Alema. A questo proposito Cuperlo cita l’articolo 24 della Costituzione: “Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi”.