Roma – Cento indagati, trentasette arresti (ventinove in carcere e otto ai servizi domiciliari), sequestro di beni dal valore di 200 milioni: sono questi i primi sconvolgenti dati dell’operazione dei Ros di Roma ribattezzata “Mafia Capitale”. Criminalità e potere politico, collegati da un’organizzazione di stampo mafioso: è questo il quadro che emerge dalle indagini del pool di Roma.
Imprenditori, mafia, politici uniti in un “ramificato sistema corruttivo”: estorsione, corruzione, usura, riciclaggio, turbativa d’asta e trasferimento fraudolento di valori sono solo alcuni dei reati contestati. L’obiettivo? L’assegnazione di appalti e finanziamenti da parte del Comune di Roma per realizzare interessi economici in diversi ambiti: manutenzione del verde pubblico,gestione dei rifiuti, dei centri di accoglienza per gli stranieri e campi nomadi.
Appalti a società collegate a Massimo Carminati in cambio di cospicue tangenti (si parla di centinaia di migliaia di euro): “A Roma dunque in questi ultimi anni ha agito un’associazione di stampo mafioso che ha fatto affari con imprenditori collusi, con dirigenti di municipalizzate ed esponenti politici, per il controllo delle attività economiche in città e per la conquista degli appalti pubblici”.
I PROTAGONISTI DI MAFIA CAPITALE – I due protagonisti dell’inchiesta sono Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino. Il primo è il procuratore capo delle indagini: “Esiste una mafia capitale, tutta romana e originale, senza legami con altre organizzazioni meridionali, di cui però usa il metodo mafioso e con cui si confronta alla pari”. Prestippino, invece, è il pm della Direzione Antimafia di Roma, che sta portando avanti l’inchiesta con la fondamentale collaborazione dell’Arma dei Carabinieri.
Dall’altra parte, c’è Massimo Carminati, il capo dell’organizzazione, ex terrorista dei Nar e membro della Banda della Magliana: “Impartiva le direttive agli altri partecipi, forniva loro schede dedicate per comunicazioni riservate e manteneva i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali, con pezzi della politica e del mondo istituzionale, finanziario e con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti”. Al suo fianco, Salvatore Buzzi, capo della cooperativa sociale 29 giugno, definito dagli inquirenti il “braccio destro imprenditoriale” di Carminati. Altra figura di riferimento dell’organizzazione è Riccardo Brugia.
“IL MONDO DI MEZZO” – L’organizzazione viene descritta dalle parole dello stesso Carminati, estrapolate da un’intercettazione con il suo braccio destro Riccardo Brugia: “E’ la teoria del mondo di mezzo, ci sono i vivi sopra e i morti sotto e noi in mezzo. C’è un mondo in cui tutti si incontrano, il mondo di mezzo è quello dove è anche possibile che io mi trovi a cena con un politico…”. E’ chiara dunque la collocazione di Carminati: il collante tra il mondo di sopra, quello della politica, ed il mondo di sotto, quello della mafia e della criminalità organizzata.
GLI INDAGATI – Tra i cento indagati del pool di Roma molti sono politici senza distinzione alcuna di schieramento. Spicca il nome dell’ex sindacato Gianni Alemanno, che dichiara: “Chi mi conosce bene sa che organizzazioni mafiose e criminali di ogni genere io le ho sempre combattute a viso aperto e senza indulgenza”. Si aggiungono l’ex consigliere del Pdl Luca Gramazio, ma anche i democratici Daniele Ozzimo e Mirko Coratti che si sono dimessi dalle loro cariche, oltre al consigliere regionale Eugenio Patanè.
Nella lista degli indagati c’è spazio anche per Italo Walter Politano, responsabile della Direzione Trasparenza del Campidoglio nominato dall’attuale sindaco Ignazio Marino: l’accusa è di associazione di stampo mafioso. Il premier Matteo Renzi ha deciso di commissionare il Comune di Roma al presidente del Pd Matteo Orfini e di azzerare tutte le cariche del partito a Roma; il presidente della Regione Zingaretti ha sospeso tutte le assegnazioni dei bandi in corso e il prefetto di Roma sta valutando la possibilità di scioglimento del Comune per mafia.