Bufala o reale esclusiva? Dalla terra di Putin è rimbalzata in rete una notizia destinata a creare scalpore, a prescindere dalla sua veridicità. Laconico il titolo: la Russia apre alla possibilità di sanzionare i pedofili recidivi con la castrazione chimica. Stando alla stringata nota stampa, il Cremlino starebbe vagliando la possibilità di applicare sui molestatori di minori questa estrema forma di condanna, valutando ovviamente ogni singolo caso, grazie all’ aiuto di psichiatri forensi e sulla base della gravità e della reiterazione del reato. Tutti coloro che hanno usato barbara violenza contro povere creature al di sotto del quattordicesimo anno di età potrebbero subire questo trattamento invasivo ma non definitivo, che mira a ridurre al minimo – se non ad annullare – ogni possibile, perverso istinto sessuale contro innocenti bambini.
La novità, stando sempre alla notizia diventata virale in brevissimo tempo grazie alla condivisione sui social network, starebbe nella possibilità, da parte degli stessi pedofili, di poter scegliere di sottoporsi volontariamente a tale pratica, anche se il reato fosse stato perpetrato ai danni di un ragazzino al di sopra dei 14 anni. In cambio, tali criminali sessuali potrebbero ricevere persino un alleggerimento della pena.
Se la notizia trovasse conferma certa, la Russia – seguendo l’ esempio di Svezia, Germania e Regno Unito – introdurrebbe nel Vecchio Continente una pratica la cui utilità, tuttavia, non è mai stata totalmente certificata. La castrazione chimica, del resto, più che come un rimedio anti-pedofilia è stato da sempre visto come uno strumento di tortura ai danni di un essere umano, anche nel caso in cui quest’ ultimo si fosse macchiato di uno tra i reati più orrendi che la legislazione mondiale conosca. Umanamente parlando, però, alzi la mano chi tra noi comuni e lindi mortali non avesse mai pensato, nemmeno una volta, di punire con cotanta crudeltà chiunque porti via con assoluta perversione l’ innocenza di un ragazzino.
Negli USA, terra delle opportunità e della libertà al di sopra di ogni cosa, l’ applicazione della castrazione chimica per i molestatori sessuali ha generato – e continua a scatenare – un aspro ed acceso dibattito tra i Tribunali e le associazioni per i diritti civili, le quali sostengono che tale condanna miri a ledere le libertà personali di ogni singolo individuo. La domanda da porsi è: quando lo stile di vita individuale deve piegarsi alla volontà di uno Stato? Quando il singolo smette di essere tutelato a scapito di un bene più grande, quello di un’ intera Nazione?
La castrazione chimica, “croce e delizia” di colpevolisti e perbenisti, ha mietuto talvolta vittime illustri la cui unica colpa era stata quella di aver convissuto con un orientamento sessuale ben diverso da quello accettato dal pudico senso comune. Emblematico è il caso del matematico e informatico Alan Turing, condotto alla disperazione e poi al suicidio dopo aver subito, nel 1952, una condanna per omosessualità, alla quale seguì l’ applicazione della tremenda pratica. La pedofilia, però, è tutt’altra cosa e nulla ha in comune con un sano sentimento che lega due persone dello stesso sesso.
In Italia, dove la complessa giurisdizione in materia prevede il carcere per i pedofili ed i molestatori sessuali, la proposta di ricorrere alla castrazione chimica per i reati più seri era stata invocata dall’ Onorevole Gianfranco Fini e dagli esponenti più irriducibili della Lega Nord. La ragione è presto spiegata: troppo spesso, infatti, assistiamo ad alleggerimenti della pena se non addirittura, nei casi più scandalosi, alla libertà di tali orchi, nonostante le testimonianze e le prove raccolte. Non sono più sicure né le mura di casa propria, né tantomeno quelle apparentemente sacre della Chiesa: numerose sono, a tal proposito, le denunce per pedofilia ai danni di insospettabili parroci, che tuttavia continuano a portare nei vari istituti ecclesiastici la parola di Dio, senza però applicarla nella vita comune. Casi smascherati dalle trasmissioni televisive di denuncia, come “Le Iene”, ma raramente sanzionati, in barba al rispetto e alla tutela delle povere vittime, che saranno sempre più spesso destinate a crescere con ferite profonde nell’ anima la cui guarigione non sempre è garantita. E mentre psicologi, psichiatri e medici cercano incessantemente la cura a questa terribile parafilia, l’ uomo comune continua a chiedersi se la risposta non sia proprio la discussa, temuta e sempre più spesso invocata castrazione chimica.