Nelle sale cinematografiche dal 1° Gennaio 2015, “Big Eyes” è il nuovo film di Tim Burton, genio poliedrico made in Usa classe 1958, che griffa un’opera speciale in virtù dell’amicizia con Margaret Keane, protagonista femminile – impersonata da Amy Adams nella pellicola – nonché persona fisica realmente in vita e personaggio principale della storia vera narrata da Burton. Una storia d’arte, d’amore e di vita proprio fra Margaret Keane e Walter Keane: Margaret Keane pittrice si vide “rubare” dal marito la produzione delle opere, per questo motivo la coppia fu fautrice del più importante scandalo artistico dell’arte contemporanea, con Walter Keane che fece credere a tutto il mondo di essere l’autore della grande produzione di quadri “kitsch” raffiguranti bambine dai grandi occhi (“Big Eyes”, appunto). Tim Burton è diventato regista di “Big Eyes” dopo che gli sceneggiatori Alexander e Karaszewski gli hanno ceduto il passo e griffato la produzione; la regia di Burton in questo nuovo film – per il genere di storia raccontata e per il tipo di commedia in atto – differisce e di parecchio dal solito Burton, per questo motivo Big Eyes è un film atipico del regista statunitense. Così anche nei ruoli principali, Margaret Keane e Walter Keane, rispettivamente portati sullo schermo da Amy Adams e Christoph Waltz. Vale per entrambi, Adams e Waltz sono degni di menzione per empatia col personaggio rappresentato e prestatori di prove attoriali di prim’ordine. Buone le parti secondarie, in virtù del rapporto fra i Keane e la carta stampata (giornalisti) degli anni Sessanta in California, carta stampata che vede nell’addetto stampa di Walter Keane l’Io narrante del film.
La trama del film, come accennato, è tratta dalla vera storia della coppia Keane e dell’incredibile bluff artistico di Walter Keane, talmente immenso da sembrare finzione; la pellicola è stata girata negli Stati Uniti, in Canda e in Gran Bretagna, con una fotografia eccellente dalle tonalità pastello tenue degli “Allen” di questi tempi.
Per gli amanti del Tim Burton di sempre, “Big Eyes” potrebbe risultare un tantino strano; non si dimentichi tuttavia che è una caratteristica che accomuna tutti i registi legati ad un genere (per Burton è l’ambientazione gotica) il griffare una o più pellicole che si discostino dalla solita produzione. Così “Big Eyes” non è il solito film di Burton, il che può essere interpretato dagli amanti di cinema come una caratteristica positiva della pellicola, un motivo ulteriore per cui si possa credere che valga la pena vedere “Big Eyes”, che non ha comunque una durata proibitiva (105 minuti). Il film di Burton poggia le proprie basi sull’interpretazione davanti alla cinepresa della coppia protagonista già citata Adams e Waltz, con una buona ed azzeccata importanza che Burton attribuisce al carattere, per vari versi inquietante, di Walter Keane e sulla fragilità emotiva di Margaret. Questi dunque gli ingredienti di una ricetta che al box office non ha una posizione che si attesti fra le primissime (ottava lo scorso week-end), ma come l’esperienza insegna non tutto quel che fa numero corrisponde a qualità.