Amman – Il Governo giordano non resta a guardare. Alla violenta esecuzione del giovane pilota giordano Muadh Kassasbeh, Amman risponde con altrettanta violenza, giustiziando due pericolosi terroristi. Le vite dei fondamentalisti Sajida al-Rishawi e Ziad al-Karbouli vengono così stroncate all’ alba: una reazione fortissima da parte di Amman, che è stata costretta ad assistere ad una delle più brutali uccisioni perpetrate dall’ Isis ai danni di un suo “figlio”.
Muadh Kassasbeh era stato catturato dai guerriglieri dell’ Isis la scorsa vigilia di Natale a Raqqa, in Siria. Il nome del ragazzo, pilota della coalizione, ultimamente era stato associato a quello dei due ostaggi giapponesi recentemente giustiziati dai terroristi. Per ottenere la liberazione di Kassasbeh, l’ Isis aveva proposto ad Amman uno scambio di prigionieri: la vita del pilota in cambio di quella della kamikaze al-Rishawi. La donna era una “celebrità” tra i criminali islamici: nel 2005, infatti, Sajida al-Rishawi fu una dei principali responsabili di un vile attentato ad Amman, in cui perirono circa 60 persone. La terrorista, assieme al marito e ad altri complici, indossava un giubbotto imbottito di esplosivo. Fu solo un caso che l’ ordigno indosso alla al-Rishawi non esplose; ciò non le permise, tuttavia, di ottenere un trattamento di favore dalla Giordania, che la condannò a morte.
Orrore e sdegno. La repentina esecuzione dei due terroristi Isis perpetrata da Amman arriva all’ indomani della diffusione delle cruenti immagini dell’ esecuzione del pilota giordano Muadh Kassasbeh. Il giovane, malmenato dai suoi aguzzini, era stato poi rinchiuso in una gabbia e, cosparso di un liquido infiammabile, arso vivo dai terroristi. Il filmato ha suscitato sdegno e orrore non solo ad Amman, ma anche tra le potenze occidentali. Dure le condanne da parte degli USA, della Francia – recentemente colpita al cuore con l’ attentato a Charlie Hebdo – e dall’ Italia. Ironia della sorte, Kassasbeh era divenuto “merce di scambio” per l’ Isis nonostante fosse già morto da oltre un mese: il ragazzo, infatti, era stato giustiziato lo scorso 3 gennaio. Amman, affranto per la morte di un suo conterraneo, non ha però abbassato la testa: aveva promesso che una grande calamità si sarebbe abbattuta sui nemici della libertà. E la calamità è arrivata all’ alba.