Sta rapidamente terminando il countdown per Expo 2015, la grande manifestazione dedicata alla corretta alimentazione che si terrà a Milano a partire dal primo maggio. Fervono gli ultimi preparativi per una kermesse che vanterà numeri faraonici, sia in termini di costi che in presenza di ospiti da ogni parte del Mondo. Uomini di potere e “comuni mortali” si incontreranno a Milano e diverranno protagonisti assoluti di eventi, convegni, spettacoli messi in piedi da uomini e donne che lavorano alacremente dietro le quinte per garantire la riuscita dell’Expo.
Una favola, insomma. Ma è davvero così? Negli ultimi periodi gli organizzatori dell’Expo milanese sono finiti sotto accusa. Falle alla sicurezza, “infiltrazioni” mafiose negli appalti, lavori incompleti: nonostante l’insabbiamento (voluto?) di alcune notizie “bomba” sull’esposizione alimentare più attesa del Globo i cittadini, feriti nell’animo dopo il “raid” al Tribunale di Milano, hanno deciso di non fermarsi all’apparenza, tutta rose e fiori, che politici e imprenditori vogliono inculcare attraverso i mass media.
Raschiando la brillante e dorata superficie dell’Expo, scopriamo così che un giovane ha perso la vita su un cantiere collegato proprio al blasonato evento. Si chiamava Klodian Elezi, aveva 21 anni ed era un cittadino di origini albanesi. Il ragazzo, in forza alla Teem, stava lavorando alla costruzione di una galleria nei pressi del futuro casello di Pessano con Bornago quando è caduto mentre stava smontando un ponteggio. Un volo di 10 metri senza alcuna imbracatura di sicurezza, così l’esistenza di Klodian è stata spezzata nel nome di Expo. Furenti – ma purtroppo inutili – le polemiche circa la sicurezza del cantiere, già finita nel mirino degli investigatori per sospette infiltrazioni dell’ ‘ndrangheta. Un ex Consigliere comunale del PD di Rho ed altre 12 persone sono finite in manette per aver permesso ad una società legata ad un noto boss mafioso – Giuseppe Galati – di acquisire l’appalto della tangenziale esterna di Milano.
Morte, mafia e carenza nei controlli di sicurezza: questa è la brutta faccia della medaglia Expo. Il giornalista de “L’Espresso” Fabrizio Gatti ha realizzato un servizio choc nel quale ha dimostrato come può essere messa in discussione la credibilità dell’evento. “Tre minuti e qualche secondo. Il tempo per rubare un aereo e schiantarlo sull’Expo”, è questo l’incipit del pezzo della rivista, che documenta un’irruzione tanto semplice quanto disarmante dell’inviato de “L’Espresso” nell’aeroporto di Milano Bresso, poco distante dalla sede dell’Expo 2015. “Un minuto e 53 secondi dal decollo e la prua è già dritta sull’obiettivo. Tre minuti e 38 secondi di volo e addio Padiglione Italia – continua a raccontare in maniera limpida il giornalista – Un terrorista impiegherebbe ancora meno manovrando senza regole, alla massima velocità”.
Un’incursione che ha destato non poche polemiche e che è stata difficile da “sotterrare”, al contrario della tragica morte del povero 21enne albanese della quale poche testate giornalistiche hanno fatto menzione. L’aeroporto di Bresso, come racconta l’inviato de “L’Espresso”, aveva già subito sei incursioni, senza che nessuno dei responsabili pagasse per il reato. Basta scavalcare le reti ed il gioco è fatto, così come accade già nei centri di accoglienza per profughi in Sicilia, dai quali i cittadini extracomunitari evadono con una facilità tale da rimanere basiti. Milano come Messina, la Lombardia come la Sicilia: basta poco per vanificare la validità di un evento di proporzioni mastodontiche come l’Expo 2015.