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Gianni Morandi e l’immigrazione: la polemica “social”

“Italiani brava gente, Italiani dal cuore d’oro” cantava spensierato Caparezza in una hit di qualche anno fa. Quanto è cambiato l’Italiano medio da qualche anno a questa parte? Il sempre più crescente calo dell’offerta lavorativa dato dalla crisi economica ha reso l’abitante del Bel Paese sempre più cattivo e meno incline agli slanci di comprensione verso il prossimo. L’avvento dei social network ha fatto il resto: non manca mai sulle bacheche Facebook un post denigratorio dedicato alla nostra – diciamolo pure – fallimentare classe politica, che non è stata ancora capace di far rialzare il nostro Bel Paese. Twitter, Google Plus e simili sono diventati una sorta di “muro del pianto telematico”, sul quale sfogare rabbia, frustrazione e invettive sempre più “bipartisan”.

Dalla scarsa recitazione di Tea Falco in “1992”, alle dichiarazioni choc rilasciate da qualche star di Hollywood, il web è letteralmente invaso di infamie e lodi su qualsivoglia argomento. L’ultima – soltanto in ordine cronologico – diatriba telematica vede nel duplice ruolo di vittima e carnefice (di se stesso) il baluardo della musica italiana, quel Gianni Morandi tanto amato da intere e diverse generazioni ed autore di indimenticabili canzoni di amore e di protesta.

Oggetto della furia “social” uno stato postato dal cantante sulla sua pagina Facebook ufficiale, datato 21 aprile. “A proposito di migranti ed emigranti – scrive Gianni Morandi – non dobbiamo mai dimenticare che migliaia e migliaia di italiani, nel secolo scorso, sono partiti dalla loro Patria verso l’America, la Germania, l’Australia, il Canada… con la speranza di trovare lavoro, un futuro migliore per i propri figli, visto che nel loro Paese non riuscivano ad ottenerlo, con le umiliazioni, le angherie, i soprusi e le violenze, che hanno dovuto sopportare! Non è passato poi così tanto tempo..”. Nulla di eclatante, penserà la maggior parte di noi. Morandi ha semplicemente evidenziato un’ovvietà, scaturita da un’esperienza lunga e da una buona conoscenza storico-scolastica. Il post è stato letto, condiviso e replicato da migliaia di utenti in rete: anche questa opzione era prevista dal cantante. Nulla, però, lasciava presagire l’ondata di insulti dai quali Gianni Morandi è stato metaforicamente sepolto.

Mandami 100000€ cosi appoggio anch’io la tua opinione …”: questa la risposta di un utente calabrese, una tra le più “gentili” indirizzate al sempreverde Morandi. I toni, però, si sono alzati repentinamente. “Tutti buonisti con il portafoglio degli altri, facile”, replica un internauta; e ancora: “Troppo facile esser buoni con un pacco di miliardi in tasca”, “Portateli a casa tua”, sino ad arrivare a consigli piuttosto “coloriti”: “Gianni, non dire minchiate”, chiosa un’adirata Michela. Le risposte di Gianni Morandi ad ogni singolo internauta, deluso dal suo forse troppo scontato buonismo sono gentili, pacate e comprensive. La frittata, però, è fatta. Un uomo, un personaggio pubblico, viene crocifisso per aver espresso un semplice pensiero. Immancabile la replica di Matteo Salvini, abituato ad un retaggio linguistico ben lontano da quello più elegante di Morandi. “Se Gianni Morandi è così attento alle esigenze degli immigrati, dia il buon esempio: accolga, ospiti, mantenga e paghi di tasca sua!” ha cinguettato il leader del Carroccio, mettendo nero su bianco un pensiero condiviso dalla maggior parte della più “plebea” utenza.

L’aggressione mediatica al buon vecchio Gianni Morandi, però, non dovrebbe stupire particolarmente. Il tema dell’immigrazione spacca letteralmente il Paese in due fazioni: da una parte, coloro i quali pensano che i barconi andrebbero rispediti al mittente, anche con l’ausilio delle maniere forti; dall’altra, chi abbraccia la filosofia biblica dell’ “ama il prossimo tuo come te stesso”. Posizioni inconciliabili già in partenza, entrambe forzate da un’eccessiva morale cattolica piuttosto che da un credo politico pericoloso. Non è facile capire se parliamo, in questo caso, di puro razzismo o di più terrena paura del diverso. Fatto sta che le innocue parole di Gianni Morandi hanno sollevato un incontenibile polverone: è la risposta di un’Italia sempre più stanca di promesse mai mantenute, che sta letteralmente perdendo la sua identità e che rimane, nonostante tutto, attaccata come una cozza allo scoglio al suo orgoglio e alle sue radici. E tutto all’alba di un 25 Aprile sempre meno sentito dalle nuove generazioni.