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Ragazzo rimane oltre 40 minuti sott’acqua. Miracolo al San Raffaele

MILANO – Michi, quasi quindicenne, lo scorso 24 aprile si è tuffato nel fiume Naviglio, a Castelletto di Cuggiono (Milano) con gli amici. Quella che avrebbe dovuto essere una bella giornata con gli amici si è presto trasformata in tragedia. Il ragazzo è infatti rimasto impigliato sul fondo del fiume e non riusciva a risalire. I vigili del fuoco sono arrivati oltre 40 minuti dopo e si temeva già il peggio per Michi, dal momento che quando sono riusciti a recuperare il corpo il suo cuore non batteva più.

Né i soccorritori né i medici dell’ospedale del San Raffaele hanno gettato la spugna: il personale del 118 ha fatto ripartire il battito e ha trasportato Michi in ospedale con l’elicottero, qui l’equipe di Rianimazione cardio-toraco-vascolare guidata da Alberto Zangrillo ha avuto l’idea che ha salvato la vita al ragazzo. I medici hanno ipotizzato che la bassa temperatura dell’acqua avesse potuto proteggere gli organi quasi “ibernando” Michi.

Ecco allora che l’equipe ha attaccato il ragazzo a Ecmo, un “super bypass” che drena il sangue, lo riscalda, lo ossigena e lo rimette in circolo. Il dottor Zangrillo spiega: “Abbiamo considerato la giovane età del paziente, e la possibilità che l’acqua fredda avesse preservato gli organi. Anche se in letteratura scientifica i parametri a cui si fa riferimento in questi casi sono diversi: per permettere la ripresa di pazienti ‘sommersi’ l’acqua deve essere sotto i 5 gradi, e il periodo sott’acqua non deve superare i 20-25 minuti”.

Il caso di Michi però era diverso, dal momento che l’acqua era tre volte più calda e che il tempo trascorso sul fondo del fiume era doppio rispetto all’esempio. Zangrillo spiega che l’equipe ha voluto provarci comunque e lo definisce un caso straordinario. Il ragazzo sarà dimesso a breve e ricoverato per la riabilitazione visto che la gamba destra gli è stata amputata sotto il ginocchio.