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Blocco stipendi Pa illegittimo, ma sentenza non retroattiva. Ecco cosa significa

Il blocco dei contratti e degli stipendi dei dipendenti della Pubblica Amministrazione è illegittimo. Lo ha dichiarato la Corte Costituzionale, che tuttavia ha stabilito che gli effetti della sentenza non hanno effetto retroattivo. La Corte Costituzionale è lo stesso organo che a maggio aveva dichiarato incostituzionale e retroattivo il blocco delle pensioni della Legge Fornero. In pratica: il caso pensioni ha costretto il Governo a trovare risorse per risarcire i pensionati, minando la stabilità dei conti pubblici, mentre il caso Pubblica Amministrazione no. Infatti, anche la norma che riguarda il blocco dei contratti della Pubblica Amministrazione è incostituzionale, ma il Governo non dovrà risarcire nulla: da questo momento in poi non potrà più essere applicata, ma non c’è nessun effetto verso il passato.

Massimo Battaglia, segretario generale di Confsal-Unsa promotore del ricorso contro la norma, commenta: “Stiamo aspettando l’ufficialità, ma è questione di tempo. La Corte ha cancellato un’ingiustizia nei confronti dei lavoratori pubblici. E’ una piccola vittoria, ma per noi è anche un momento di commozione. I giudici hanno riconosciuto che l’eccezionalità ha un termine e questo termine finisce adesso. Di certo non manderemo in rovina i conti dello Stato”. Se la Corte Costituzionale avesse dichiarato retroattiva la sentenza, si sarebbe aperta una voragine incolmabile nei conti dello Stato. Infatti, i contratti dei dipendenti pubblici sono bloccati dal 2010 e l’onere relativo al periodo 2010-2015 non sarebbe inferiore a 35 miliardi. La Consulta ha bocciato il blocco degli stipendi, rifacendosi all’articolo 81 della Costituzione secondo cui “lo Stato assicura l’equilibrio fra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico”.