Segno di ribellione, di una particolare fase della propria vita o semplicemente passione: tanti sono i motivi che spingono a tatuare la propria pelle, ben consci di compiere un passo importante per il proprio corpo, un passo dal quale difficilmente si può tornare indietro. Rimuovere un tatuaggio è infatti possibile, ma il risultato di un’operazione tanto lunga e dolorosa non è così miracoloso come si potrebbe immaginare, o sperare. I dati dell’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe) parlano chiaro: nello scorso anno, i “pentiti” del tatuaggio sono stati ben 12mila. Il ricorso a chirurghi esperti è un requisito importantissimo quando si è certi di voler rimuovere l’inchiostro dalla propria pelle.
Il chirurgo plastico e Vice Presidente dell’Aicpe Luca Siliprandi spiega gli step essenziali da intraprendere nel caso in cui si voglia dire “addio” al proprio tatuaggio. Il chirurgo premette: “Togliere un tatuaggio è molto più difficile che farlo, e non sempre è possibile riuscirci. I tatuaggi si fanno spesso da giovani senza pensare che è un segno che ci accompagnerà per sempre. Molti si stufano, cambiano gusti e passioni e quindi decidono di cancellare il disegno o la scritta. Alcuni lo fanno per lavoro: non avere tatuaggi o piercing è obbligatorio per chi decide di entrare nell’Esercito o corpi di Polizia, Carabinieri, Finanza”.
Siliprandi tiene ad avvertire i pentiti del tatuaggio che “Il laser non sempre cancella del tutto il tatuaggio, così come la gomma cancella il segno di una matita; l’efficacia del trattamento dipende da colore, profondità, densità e tipo di pigmento e dal fototipo del paziente, cioè dal colore della sua pelle”. Il risultato di tale intervento, dunque, non sarà di riportare l’epidermide tatuata ai suoi antichi “fasti”: nella zona trattata dal laser, spesso il paziente potrebbe scorgere una piccola ombra, chiamata dagli esperti “fantasma del tatuaggio”. Il “fantasma del tatuaggio” può essere un fenomeno temporaneo o indelebile.
Altro aspetto da non trascurare è la durata del trattamento laser, un intervento per nulla indolore, anzi. L’intervento, che come sottolinea il Vice Presidente Aicpe va eseguito sempre da personale altamente qualificato, prevede l’applicazione di una crema anestetizzante 30 minuti prima della seduta, oltre all’applicazione di ghiaccio sulla zona trattata nel corso dell’intero intervento. Inoltre, una seduta potrebbe non essere sufficiente a rimuovere l’amato-odiato tatuaggio. “Chi ha la pelle olivastra, mulatta o nera o comunque di colore più scuro del tatuaggio da rimuovere corre un forte rischio di alterare la pigmentazione“, sottolinea il dottor Siliprandi.
“La rimozione – continua il medico – è sconsigliata anche a chi ha la tendenza a sviluppare cicatrici ipertrofiche o cheloidee, a chi presenta infezioni attive della pelle. Attenzione invece a terapie farmacologiche o con farmaci foto sensibilizzanti”. Altro fattore da non trascurare quando si ricorre alla rimozione laser è il colore e l’età del tatuaggio. I tatuaggi di color verde, azzurro e giallo sono quasi impossibile da rimuovere; inoltre, più il tatuaggio è “vecchio”, più la rimozione risulterà esemplificata, giacchè il corpo umano avrà già espulso buona parte dei pigmenti dei quali è composto. Molte sono le variabili da tenere in considerazione quando si sceglie di rimuovere un tatuaggio: il consiglio principe è quello di valutare sin dall’inizio se vale la pena sottoporre la propria epidermide ad uno stress “doppio”.