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Rihanna e le torture su Youtube: la violenza fa audience

Sesso, droga, violenza, morte: quando si tratta di vendere tutto è lecito, anche mostrare il lato più oscuro del genere umano, quel lato che nella vita quotidiana non vorremo mai nemmeno riconoscere di sfuggita. Nello showbiz musicale tale assunto pare essere amplificato. L’era del videoclip, aperta con successo negli anni Ottanta con Michael Jackson ed il suo “Thriller”, pare esser sempre più contrassegnata da un’esasperazione del male insito nell’uomo, spesso portato in scena dal gentil sesso. Una delle maggiori rappresentanti della “mascolinità” della violenza è la talentuosa cantante delle Barbados, Rihanna.

Rihanna è la provocatrice per eccellenza. Dalle aggressioni a mano armata alla storia d’amore “lesbo”, la talentuosa performer ama choccare i suoi fan e non solo, spesso ottenendo il risultato opposto. Quando avere una bella voce non basta più, per rimanere sulla cresta dell’onda pare non esserci nulla di meglio che sconvolgere il potenziale acquirente che, seppur disgustato dal prodotto, non può fare a meno di rivederlo e condividerlo sino alla nausea.

Lo sa bene Rihanna che, per lanciare il suo ultimo singolo ha deciso di metter su, a partire dalla regia, un video dai contenuti alquanto inquietanti. Il titolo della canzone – “Bitch better have my money” – è tutto un programma: nel corso di sette minuti di quello che pare essere un cortometraggio “splatter”, Rihanna sfoggia un armamento degno di un soldato di stanza in Iraq. Ad ogni peccatore – quasi sempre di sesso maschile – il suo coltello: Rihanna non risparmia nessuno, dall’uomo violento a quello che lascia alzata la tavoletta del WC.

Il bersaglio “principe” della carneficina di Rihanna e delle sue “scagnozze” è, però, una donna. Bianca, alta, bionda, un tipo fisico ben preciso e totalmente opposto a quello rappresentato dalla bella “Riri”. I “complottisti” gridano già al razzismo, mentre Rihanna è letteralmente la regista della sua idea di rivincita: un’autentica carneficina, “impreziosita” da qualche tortura di troppo nei riguardi della bionda moglie dell’odiato commercialista della star, che è valsa a Rihanna una nuova, pesante accusa: quella di misoginia.

Mentre YouTube tenta di limitare i danni – contenendo l’accesso alla visione di “Bitch better have my money” – la furba Rihanna ha ottenuto ciò che voleva: far parlare di sé in vista dell’uscita del suo ultimo album. Sette minuti di violenza, tanti sono bastati a puntare i riflettori su di lei, cantante di indubbio talento ma, purtroppo, quasi totalmente priva di buon gusto. Non serve sdoganare il passato della cantante – vittima di violenza domestica perpetrata dal suo ex storico, Chris Brown – per giustificare la realizzazione di un videoclip che avrà fatto sobbalzare sulle sedie una buona fetta di platea benpensante. La dura realtà è che tale prodotto è solo mera pubblicità, magari brutta ma di sicuro effetto.