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Grecia: nuovo piano, stessi contenuti. Ecco il confronto

Nella notte il Parlamento Greco ha approvato il nuovo piano che verrà presentato ai creditori internazionali per scongiurare lo spettro del Grexit. Le nuove proposte di Tsipras sono state considerate una “buona base” per raggiungere un accordo, ma il premier ellenico deve fronteggiare il malcontento del proprio partito: infatti, solo 145 deputati su 300 della maggioranza ha votato a favore del nuovo piano.
Domenica scorsa il popolo Greco ha bocciato il piano presentato dai creditori internazionali: lo storico referendum proposto dal premier Tsipras ha visto trionfare il “No” con il 60% delle preferenze. Ma quali sono le differenze tra il piano bocciato dal popolo greco nel referendum e il nuovo piano approvato dal Parlamento ellenico, pronto ad essere valutato dall’Eurogruppo? Quasi nessuna. Ecco il confronto tra le due proposte in otto punti chiave.

IVA – Il piano bocciato nel referendum prevedeva tre aliquote per incassare l’1% del Pil all’anno: standard al 23%, ridotta al 13%, super-ridotta al 6%. Nel nuovo piano sono previste tre aliquote fissate al 23%, 13% e 6%: niente di nuovo. Inoltre, il piano bocciato includeva uno stop alle esenzioni per le isole, ma anche questo punto si ritrova nel nuovo piano (con qualche leggera modifica): entro il 2016 non ci saranno più sconti per le isole greche, partendo da quelle con reddito più elevato ma escludendo quelle più remote.

FISCO – Il piano bocciato dal popolo greco prevedeva un aumento dell’imposta sulle società dal 26 al 28%; tassa sulla pubblicità in televisione; estensione delle tasse sul lusso e sui giochi; stop a trattamento fiscale di vantaggio per gli agricoltori. Cosa è cambiato dopo il referendum nel nuovo piano? Nulla: aumento dell’imposta sulle società dal 26 al 28%; introduzione tassa sulla pubblicità in tv; aumento della tassa sul lusso dal 10 al 13% retroattiva al 2014; stop al trattamento fiscale di vantaggio per gli agricoltori.

PENSIONI – Anche per quanto riguarda le pensioni permangono le medesime condizioni: abbandono del contributo di solidarietà e di indennità per le pensioni minime (Ekas) entro il 2019; aumento del contributo sanitario dal 4% al 6%; aumento dell’età pensionabile a 67 anni entro il 2022.

BILANCIO – Stesso discorso vale per il bilancio statale: nessuna variazione tra il piano bocciato e le nuove proposte approvate dal Parlamento: surplus dell’1% del Pil nel 2015, del 2% nel 2016, del 3% nel 2017 e del 3,5% nel 2018.

STATALI – Sarà necessaria una Riforma della Pubblica Amministrazione, ma anche qui non ci sono grandi differenze rispetto al piano iniziale: i salari dei dipendenti pubblici saranno legati a parametri di performance, competenze e responsabilità. Diminuiscono i tagli previsti alla difesa: nel piano bocciato si parlava di 400 milioni, nel nuovo piano si prevedono tagli alla difesa di 100 milioni nel 2015 e 200 milioni nel 2016. Infine, verrà istituita un’Agenzia delle Entrate autonoma.

FINANZA – Nessun cambiamento in ambito finanziario: il nuovo piano, esattamente come quello bocciato nel referendum, prevede una revisione delle leggi sull’insolvenza delle aziende e delle famiglie per garantire i debitori e l’introduzione di un meccanismo per separare i debitori in buona fede da quelli in malafede.

LAVORO – Il nuovo piano coincide con quello bocciato dal popolo greco anche per quanto riguarda il mondo del lavoro. Le riforme si incardinano su due punti essenziali: nuova legislazione su contrattazione collettiva entro fine 2015 (da decidere con le istituzioni europee) e lotta al lavoro nero favorendo le aziende che operano nella legalità.

MERCATO – Entro ottobre 2015 il Governo procederà alla privatizzazione di aeroporti regionali, porto del Pireo e porto di Salonicco. Inoltre, le liberalizzazioni riguarderanno anche settore dei trasporti e delle autostrade (nel testo bocciato si parlava di riforma del mercato del gas e privatizzazione della società di energia elettrica statale).