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Cecil, minacce di morte al suo aguzzino: “Sono dispiaciuto”

Posare tronfio, mostrando con barbaro orgoglio il suo “trofeo di caccia” potrebbe costare caro al dentista di Milwaukee, Wisconsin. Walter James Palmer è infatti l’uomo del momento, e non certo per particolari meriti, anzi. Lo Statunitense, accusato dalla Polizia dello Zimbabwe di essere il boia del leggendario leone Cecil, simbolo del Parco Nazionale Hwange, non solo rischia una condanna per bracconaggio – reato e piaga del Continente Nero – ma è stato letteralmente preso d’assalto sul Web, tra insulti e neanche tanto velate minacce di morte. Il dentista si scusa, ma pare non sarebbe nuovo a deplorevoli imprese di questo genere.

LEGGENDA. Con la sua criniera semi-nera, l’indole docile ed i suoi 13 anni, Cecil era l’idolo del Parco Nazionale Hwange. La sua carcassa, letteralmente scuoiata e decapitata, è stata ritrovata nei giorni scorsi dai dipendenti del Parco grazie al GPS inserito nel collare donato a Cecil dall’Università di Oxford. Il leone, però, sarebbe stato abbattuto i primi giorni di luglio. “Sono profondamente rammaricato dalla morte di questo leone. Adoro e pratico con responsabilità questa attività, sempre nel rispetto della legalità”, avrebbe dichiarato il dentista americano, aggiungendo di non avere la minima idea della popolarità della quale godeva il bel Cecil: “Ignoravo totalmente che il leone fosse conosciuto e fosse il preferito (del Parco), che avesse sul corpo un segnalatore e fosse oggetto di studi prima della fine della caccia”, avrebbe affermato, tentando di giustificarsi, Palmer. Eppure, stando ai testimoni che avrebbero rinvenuto il corpo di Cecil, qualcuno avrebbe cercato di togliere al povero animale il collare GPS.

MINACCE. Walter Palmer sarebbe rientrato in patria, nonostante rischi ben 15 anni per il reato di bracconaggio, attività che pare piaccia molto al dentista più odiato del momento. L’uomo, infatti, sarebbe stato già condannato nel Wisnconsin per l’uccisione di un orso: altro che buona fede. Oltre a Palmer, sarebbe stato posto sotto arresto anche Theo Bronkhorst, un cacciatore professionista pagato profumatamente dallo Statunitense per abbattere Cecil: ben 55mila dollari per stanare, ferire con arco e frecce e finire con un colpo di fucile il povero animale, per un’agonia durata oltre 40 ore. Palmer, però, continua a difendersi strenuamente, sottolineando come, semmai, la colpa sia da attribuire alle guide locali che, a detta del killer di Cecil, “Avevano garantito tutti i permessi per praticare una caccia legale“.

Il dibattito sulla legittimità della caccia come pratica sportiva, intanto, divampa. Mentre sul Web e non solo si moltiplicano i tributi al leone Cecil, le pagine social appartenenti a Walter Palmer diventano una bacheca virtuale di insulti e minacce, come denunciato dal diretto interessato. Immancabili le minacce di morte all’indirizzo dell’uomo, che si è dichiarato “Dispiaciuto” per la morte del povero Cecil: una barbara morte che ha toccato il cuore di milioni di cittadini in tutto il Mondo, che indigna e che mette in luce, purtroppo, l’assoluta, ludica crudeltà della creatura che si proclama “ad immagine e somiglianza” di Dio.