“Il prossimo 16 dicembre sarà il funerale dell’Imu e della Tasi”, parola di Matteo Renzi. Tuttavia numerosi istituti e istituzioni, da Bankitalia alla Corte dei Conti passando per l’Unione Europea, hanno apertamente bocciato il piano del premier: l’abolizione della tassa sulla prima casa non è una priorità per l’Italia. In più, il taglio dell’Imu è una misura che avvantaggia i più ricchi: non si tratta di una redistribuzione della ricchezza e non genera maggiore equità sociale. Ma perché abolire l’Imu avvantaggia i ricchi?
Innanzitutto, sono 19 milioni i possibili beneficiari dell’abolizione della Tasi per un costo complessivo pari a 4,6 miliardi di euro, considerando l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, sulle abitazioni di lusso, sui fabbricati rurali, sui terreni agricoli e sugli imbullonati. Il Governo, naturalmente, dovrà trovare coperture finanziarie sufficienti a colmare questa mancata entrata nel bilancio statale. Secondo uno studio condotto dalla Cgia di Mestre, il “risparmio” per coloro che possiedono un’abitazione civile (categoria A2) si aggira intorno ai 227 euro annui: solo 19 euro al mese. Ancora inferiore il “risparmio” per i possessori di abitazioni economiche (categoria A3): questi ultimi non pagheranno 120 euro annui di Imu e Tasi. Il che significa la pochezza di 10 euro in più al mese.
Tutt’altro discorso per i possessori di case di lusso che, con l’abolizione della tassa sulla casa, risparmieranno molto di più. Infatti, coloro che possiedono un’abitazione signorile non dovranno versare nelle casse dello Stato 1.830 euro: sono 152 euro in più al mese, quasi il doppio rispetto al famoso bonus di 80 euro per i lavoratori più poveri. I proprietari di castelli arriveranno a guadagnare addirittura 2.280 euro all’anno. Sempre la Cgia di Mestre calcola che in media le famiglie più povere risparmieranno 204 euro all’anno e avranno quindi 17 euro in più al mese, mentre quelle più ricche intorno ai 2000 euro annui: circa 165 euro in più al mese. In sintesi, fino ad oggi le famiglie più ricche hanno pagato una tassa più elevata rispetto alle famiglie povere. Eliminando questa tassa, ci guadagnano di più i ricchi che si terranno in tasca il corrispettivo, senza doverlo versare allo Stato.
Sorge spontanea una seconda domanda: perché Matteo Renzi si ostina a voler approvare un provvedimento che fa comodo ai più ricchi e che non rilancia l’economia, come invece accadrebbe con un taglio delle imposte sul lavoro? La risposta è semplice: l’abolizione dell’Imu è da anni al centro del dibattito pubblico. La comunicazione politica del centrodestra ne ha fatto la bandiera della propria campagna (elettorale e non) contro il Partito Democratico, descritto come il partito delle tasse ingiuste. Si tratta quindi di una mossa mediatica più che un intervento economicamente, socialmente ed ideologicamente fondato.