Questa mattina migliaia di turisti sono rimasti tre ore in coda fuori dai principali siti archeologici di Roma, senza comprendere il motivo. Semplicemente si stava svolgendo un’assemblea sindacale: una riunione dei personali di custodia che è durata dalle ore 8.30 alle ore 11.30. Così per tre ore i cancelli di Colosseo, Foro Romano e Palatino, Terme di Diocleziano e Ostia Antica sono rimasti chiusi, per la delusione dei turisti. Una (ennesima) pessima cartolina che Roma e l’Italia mandano al mondo.
“La misura è colma”, commenta a caldo il Ministro della Cultura Dario Franceschini, che ha deciso di presentare in Consiglio dei Ministri una modifica della legge. L’idea è quella di inserire musei e luoghi della cultura nei servizi pubblici essenziali. Per questi servizi, infatti, è prevista una limitazione al diritto di sciopero dei lavoratori che devono garantire ai cittadini l’erogazione dei servizi, ritenuti indispensabili. “Il buonsenso nell’applicare regole e nell’esercitare diritti evidentemente non basta più per evitare danni al proprio Paese”, aggiunge Franceschini.
“Continuiamo a dare una pessima immagine del Paese ai cittadini e ai milioni di turisti che quotidianamente scelgono di vistare le nostre città”, commenta il Garante dell’Autorità sugli scioperi. Come se non bastasse, l’avviso in cui si informano i turisti stranieri della chiusura del sito è macchiato da un errore di traduzione: “The Colosseum will be closed from 8.30 a.m to 11.00 p.m”, cioè fino alle 11 di stasera, invece che alle 11 di mattina. E i turisti, confusi, si chiedevano se il Colosseo sarebbe quindi rimasto chiuso tutto il giorno.
Intanto, Susanna Camusso replica alle parole del ministro Franceschini: “Strano paese quello in cui un’assemblea sindacale non si può fare. Capisco che uno possa dire di fare attenzione nei periodi di maggiore presenza turistica ma se ogni volta si dice che l’assemblea non si può fare allora si dica chiaramente che non si può avere uno strumento di democrazia”.