Alla fine, per il Governo, sembra essere arrivato il lieto fine. Dopo mesi di scontri e di polemiche, soprattutto all’interno del Partito Democratico, si è raggiunto un’importante mediazione per far passare la Riforma del Senato nell’aula di Palazzo Madama, dove i numeri per l’esecutivo sono risicati. Infatti, questa mattina sono stati presentati tre emendamenti, firmati dalla presidente della commissione Affari Costituzionali Anna Finocchiaro, che riappacificano Governo e minoranza dei democratici. Questi riguardano tre tematiche cruciali: elettività dei senatori, funzioni del nuovo Senato ed elezione dei giudici costituzionali.
Ma è soprattutto sul primo tema che si era concentrato lo scontro politico: l’elettività dei nuovi senatori. Il testo dell’emendamento prevede che i senatori verranno eletti dai Consigli Regionali, ma “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi”. In sostanza, al momento delle elezioni regionali, i cittadini potranno indicare quali consiglieri regionali, una volta eletti, andranno a ricoprire la carica di senatori. Formalmente saranno poi i Consigli Regionali ad eleggerli, ma dovranno obbligatoriamente scegliere i nomi indicati dagli elettori.
Soddisfatto l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani, che aveva a lungo auspicato una soluzione condivisa: “Gli elettori scelgono i senatori: questo è il principio costituzionale, i dettagli li si vedranno come giusto nella legge elettorale. E’ un bel successo del Pd e spero che in questo clima nuovo tutti assieme e senza più strappi si possa lavorare ancora per perfezionare la riforma”. Tuttavia, sulla strada dell’approvazione della riforma si presenta un nuovo ostacolo, che ha un nome ben preciso: Roberto Calderoli. Infatti il senatore leghista ha presentato una valanga di emendamenti: circa 85 milioni. Secondo Calderoli si tratta di “difesa della democrazia”, ma risulta difficile non pensare che si tratti di semplice e puro ostruzionismo.