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Nato bombarda per errore ospedale Medici senza frontiere

AFGHANISTAN – L’ospedale dell’organizzazione Medici senza frontiere (MSF) a Kunduz, una città afghana in mano ai talebani e riconquistata dall’esercito di Kabul, è stato attaccato e distrutto per errore durante bombardamento notturno che ha ucciso tre membri del personale dell’organizzazione, altri 30 membri sarebbero dispersi. Al momento del bombardamento, nella struttura erano presenti 105 pazienti e 80 componenti dell’organizzazione non governativa, afghani e stranieri. Dalle prime indiscrezioni il bombardamento sarebbe stato operato dalle forze Nato in Afghanistan.

Il colonnello Brian Tribus, portavoce della Nato, ha ammesso i danni causati alla struttura sanitaria di Medici senza frontiere e ha affermato: “Le forze americane hanno condotto un attacco aereo sulla città sabato alle 2.15 (ora locale) il cui obiettivo erano gli individui che minacciano le forze di coalizione”. “L’attacco può aver causato danni collaterali a una struttura medica nelle vicinanze”, ha aggiunto, precisando che è in corso un’indagine. L’ospedale di Medici senza frontiere ha fornito un aiuto cruciale alla popolazione civile dal momento della presa di Kunduz da parte dei talebani e la controffensiva delle forze di sicurezza afghane. Si tratta, infatti, dell’unica struttura sanitaria in grado di occuparsi di ferite importanti. Il direttore generale della Nato ha dichiarato di essere profondamente scioccato dal bombardamento.

La città di Kunduz, punto strategico al nord dell’Afghanistan, questa settimana è stata teatro di grosse controffensive contro i talebani, condotte dalle forze di sicurezza afghane sostenute dalle Forze speciali Usa, che hanno ripreso il controllo della città giovedì. L’Ong Medici senza frontiere giovedì 1 ottobre ha scritto sul suo sito: “Tra lunedì 28 settembre e giovedì 1 ottobre, le équipe mediche di MSF si sono occupate di 296 feriti, tra cui 64 bambini. I pazienti arrivati in condizioni critiche sono 74. La maggior parte dei pazienti riportava ferite da arma da fuoco e i chirurgi hanno effettuato 90 operazioni per curare le ferite all’addome, agli arti e alla testa”.