Era già stato accertato che i malviventi hanno ucciso a colpi di pistola Giuseppe Iannicelli, nonno di “Cocò”, assieme alla compagna marocchina Ibtissam Touss e al nipote. I cadaveri sono stati poi bruciati e trovati carbonizzati in un’autovettura. La triste vicenda si collega ad un traffico locale di droga: Iannicelli aveva infatti cercato di assumere un ruolo autonomo all’interno della cosca degli zingari che gestiscono la zona dell’alto Jonio cosentino. Il piccolo “Cocò” veniva quindi usato come scudo dal suo congiunto nel tentativo di far desistere chiunque avesse intenzione di ucciderlo.
Il brutale omicidio aveva scosso l’opinione pubblica e anche Papa Francesco aveva espresso il suo cordoglio durante l’Angelus dichiarando che, chi ha ucciso “Cocò”, si deve pentire e convertire. Qualche mese dopo, il Pontefice era andato a trovare il padre del piccolo, detenuto nel carcere di Catrovillari. Anche la madre del bambino è in prigione con l’accusa di spaccio di droga. La decisione della giuria era stata di affidare “Cocò” alle cure del nonno Giuseppe.