Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il 2 luglio 2005 la coppia assieme alla bimba avrebbe pranzato da alcuni vicini a Vercelli. Rientrati a casa, i due si sono addormentati sul divano dopo aver messo Matilda a dormire nel letto matrimoniale. La madre sarebbe stata svegliata dal pianto della bambina, arrivata in camera l’avrebbe trovata coperta di vomito e molto sofferente. Lavata la piccola, si sarebbe concentrata sulla pulizia della stanza, affidando Matilda al compagno. Vedendo però che continuava a piangere e non capendone il motivo, l’uomo avrebbe chiamato l’ambulanza. Inutile la corsa in ospedale, Matilda è morta per un colpo alla schiena che ha causato danni agli organi interni. Ancora il dubbio sul momento preciso in cui la piccola è stata colpita.
Elena Romani, madre di Matilda, è stata assolta in primo grado e in via definitiva nel 2012. Le indagini sembravano confermare l’ipotesi che fosse stato il compagno della donna a colpire Matilda in quel breve lasso di tempo da solo con lei, forse per farla stare zitta. Il giudice assegnato al caso, Alberto Oggè, si era pronunciato contro l’uomo ritenendo che non amasse la piccola, frutto di una precedente relazione della compagna. L’ultima perizia sembra però non supportare questa ricostruzione sullo svolgimento dei fatti. Il colpo subito dalla bambina non potrebbe essere stato inferto nel breve lasso di tempo che l’uomo ha passato solo con Matilda, bensì prima. Questo lo scagionerebbe da ogni accusa, rendendo il caso un vero e proprio mistero. La bambina si trovava in casa con la madre e il suo compagno, erano solo loro tre. Matilda è morta per un colpo ricevuto tra le mura domestiche che si è rivelato mortale. Eppure le indagini sembrano scagionare sia la madre che il suo compagno, anch’esso già processato e prosciolto dalle accuse. Uno dei due deve aver colpito la piccola ma dopo 10 anni entrambi risultano innocenti. Le indagini continuano per cercare nuovi indizi. L’unica certezza è che Matilda non si sarebbe potuta procurare da sola quella ferita.