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Francia: tutto il mondo ha solo tre colori


Stanotte la Francia non ha dormito. E’ rimasta sveglia, gli occhi gonfi, a coprirsi le ferite. Ha aspettato l’alba. Stanotte ha affollato lo Stade De France, dopo che tre attacchi kamikaze all’esterno del terreno di gioco hanno provocato decine di morti. Tre di loro erano terroristi, conoscevano il loro destino. Tutti gli altri, invece, non hanno avuto alcuna possibilità di scegliere. Il presidente Hollande è stato subito portato in salvo dagli agenti di sicurezza. Paradossalmente, la partita non è stata interrotta. Soltanto dopo il novantesimo minuto è scattata la “saracinesca”: impossibilità per chiunque di entrare o uscire  dall’edificio. I tifosi verranno “rilasciati” verso le due di notte.

Stanotte la Francia ha il nome Bataclan, una sala da concerto dell’XI arrondissement, non lontana dalla sede di Charlie Hebdo, sulle labbra. Ieri sera ospitava 1500 fan del gruppo americano Eagles of Death Metal. Ma un gruppo di ragazzi a volto scoperto ha deciso che il venerdì sera non ci si può divertire: sono entrati nella sala armati di kalshnikov e hanno cominciato a sparare sulla folla. “Erano molto calmi. Hanno ucciso a freddo molti ostaggi, ad uno ad uno” – ha raccontato chi si trovava all’interno del locale. La sparatoria è durata “dieci minuti, dieci minuti, dieci orribili minuti”, raccontano i testimoni. Poi il blitz delle teste di cuoio.

Stanotte la Francia si è barricata in un ristorante, ha abbassato le saracinesche. Si è messa in salvo perché i bar del X arrondissement non sono più un luogo sicuro: si distinguono bene colpi di arma da fuoco. Anche perché intorno c’è silenzio. Stanotte la Francia ha contato troppe vittime su troppe dita: 128 morti 192 feriti di cui 99 gravi. Opera di otto terroristi che davano alla vita lo stesso valore di un’opinione.

Stanotte la Francia non è più il paese delle rivoluzioni. E’ il paese rivoltato, squassato, stravolto. E’ il paese che continuano a colpire al cuore, ma che non perde un battito. Allora decide di non avere più paura. Stamattina Parigi si riversa sulle sue strade, riprende i propri quartieri, si fa forza da sola. Dopo il discorso di Hollande, dopo lo stato di emergenza, vuole urlare più forte di chi predica il terrore: “Allah sarà grande, ma la nostra storia lo è di più”.

Stamattina Parigi impara questo, perché, anche se ferita, resta fiera di ciò che è, resta unita. Resta se stessa. Non si spoglia di niente, indossa il lutto. Stanotte non ha dormito, ha aspettato l’alba. Noi con lei. “L’Europa colpita al cuore saprà reagire alle barbarie” – questo il messaggio di solidarietà del nostro Presidente del Consiglio. Noi non possiamo che annuire, non abbiamo più parole. Non davanti a tutto questo. E intanto tutto il mondo torna Paese: dagli Stati Uniti al Brasile, le grandi città si sono tinte di rosso, bianco e blu. Anche lo sport ha un nuovo inno: #PrayforParis. Una cosa è certa: in questa “terza guerra mondiale a pezzi” (questo il commento di Papa Francesco, ndr) nessuno verrà più lasciato da solo.