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Strage a Parigi, ecco come Facebook ha “rubato” i nostri dati

La tragedia avvenuta nei giorni scorsi a Parigi ha creato il panico in tutto il mondo. Una notizia così devastante che tutti, in qualche modo, hanno cercato di esprimere il proprio cordoglio. Tra le tante modalità, ne esiste una creata da Facebook che consisteva nel cambiare la propria immagine del profilo inserendo i colori della bandiera francese. Magari può sembrare strano, ma grazie a questo semplice “giochino”, Facebook sta raccogliendo dati su di noi da inserire nelle sue banche dati per poi analizzarli.

Lo scorso giugno, con una sentenza storica della Suprema Corte americana, vennero dichiarati legali i matrimoni omosessuali. Per celebrare un tale risultato, Facebook diede la possibilità a tutti gli utenti di cambiare l’immagine del profilo inserendo un arcobaleno. In totale circa 26 milioni di account hanno deciso di usare tale applicazione, ma come conosciamo questo numero? Semplice, è lo stesso Facebook ad averlo reso pubblico ad ottobre. Ripeto, potrà sembrare strano, ma grazie a questo riesce a ottenere informazioni sulle nostre preferenze sessuali rappresentando un pezzo del puzzle prezioso agli inserzionisti pubblicitari. Insomma, le informazioni raccolte dagli utenti che hanno impostato l’arcobaleno, sono servite a Facebook per venderci meglio la pubblicità.

Non contento, subito dopo la strage avvenuta per le strade di Parigi, Facebook non ha perso un attimo per fare esattamente la stessa cosa (ovviamente adattata al contento specifico). Questa volta ha proposto un’applicazione che ci dice chi, tra i nostri amici, si trova a Parigi e quali tra questi ha comunicato di star bene. Non possiamo nascondere l’utilità di tale sistema, ma sorgono due dubbi. Il primo è che Facebook ci ha informato su chi si trovava a Parigi senza chiedere il permesso all’utente.

Il secondo dubbio risiede nell’uso più nascosto che si possa fare di tale sistema. La decisione di informare tutti i nostri amici sulla condizione di colui/colei che si trova a Parigi non ha fatto altro che amplificare il terrore e mettere in allerta mezzo miliardo di persone. Si tratta di una decisione lecita? Inoltre, perché Facebook non ha fatto lo stesso anche per gli attentati di Beirut? Esiste un sistema anche per determinare la gravità di un evento?

Oltre questo, Facebook ha lanciato la famosa applicazione che citavo prima (quella per mettere la bandiera francese sopra la nostra immagine, ndr). Tutti possiamo decidere di cambiarla o meno, sia ben chiaro, ma ancora una volta si tratta di un invito che condiziona la nostra permanenza futura sul social network. Ricordate cosa è accaduto ad aprile? Il terremoto in Nepal ha portato Facebook ad attivare il tasto “donate” per fare una donazione a sostegno delle vittime del cataclisma. Eppure, chi aveva deciso veramente di mandare dei soldi in Nepal, si è visto collegato a una particolare sezione di Facebook detta “money” in cui si era invitati a lasciare i dati della propria carta di credito. A quale scopo? Dovevamo aiutare il Nepal oppure fare in modo che il social ci “rubasse” i dati del nostro conto?

Per concludere, bisogna ricordare che Facebook è una multinazionale orientata al guadagno. Ogni evento, per quanto tragico esso possa essere, sfrutta proprio la bontà degli utenti che volevano solo essere solidali con le vittime. Facebook non è no-profit ma un’azienda quotata in borsa con un valore che supera i 320 miliardi di dollari. È bene ricordarlo in futuro.