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Ylenia Carrisi, possibile svolta sulla sua scomparsa nel 1993

Potrebbe esserci una svolta nel caso di Ylenia Carrisi, primogenita di Al Bano e Romina Power. La giovane era scomparsa il 31 dicembre 1993 a New Orleans. Il giallo su quanto avvenuto potrebbe ora trovare una soluzione. Sembra che all’epoca dei fatti un camionista abbia ucciso una giovane donna, Suzanne, nome con cui si faceva chiamare Ylenia in America durante il suo viaggio “on the road”. L’analisi del DNA della famiglia Carrisi è in corso.

Ylenia Carrisi, scomparsa a 24 anni, è stata un personaggio televisivo italiano. Oltre ad essere nota per i genitori, Al Bano Carrisi e Romina Power, è ricordata per aver recitato nel film “Champagne in paradiso” di Aldo Grimaldi (1983) e per il ruolo di valletta nella prima edizione del telequiz “La ruota della fortuna” (1989) condotta da Mike Buongiorno. Secondo quanto ricostruito, Ylenia si era recata negli Stati Uniti per vedere il mondo armata solo di uno zaino e del suo diario per documentare il viaggio. Aveva iniziato con il Sudamerica, dove il fratello minore Yari l’ha raggiunta nella città di Guayaquil (Ecuador) per farle una sorpresa. I due però non si sono incontrati: Ylenia, non sapendo dell’arrivo del fratello, era partita per New Orleans, città da dove non ha più dato notizia dal 31 dicembre 1993. Le ricerche iniziarono il 6 gennaio 1994, ma il giallo rimase tale.

Primo sospettato della scomparsa della ragazza fu Alexander Masakela, trombettista di strada che la famiglia Carrisi aveva conosciuto 6 mesi prima durante un viaggio di famiglia. Il giovane fu accusato della scomparsa di Ylenia, in particolar modo da Al Bano già contrariato per la presenza della figlia a New Orleans, ma mai incriminato. Vari indizi lo collocano nella rosa dei sospettati, tra cui uno zaino con gli effetti di Ylenia e il suo passaporto. Dopo appena 2 settimane di carcere però, il giovane sparì dalla città, lasciando nell’angoscia i genitori della ragazza, fermamente convinti che fosse coinvolto nella sua scomparsa. Sembra però che il responsabile sia Keith Hunter Jesperson, un camionista che nel 1996 confessò di aver ucciso una ragazza di cui era già stato trovato il corpo il 15 settembre 1994. L’uomo ha dichiarato di aver conosciuto la donna, Suzanne (nome con cui la Carrisi si faceva chiamare), in una stazione di servizio in Florida, di averle offerto un passaggio e di averla poi uccisa.

Dopo aver trovato il corpo di una giovane donna, lo sceriffo di Palm Beach ha sempre cercato di darle un volto. I suoi sforzi sono stati sempre nulli e anche la confessione del presunto omicida Jesperson non ha risolto il mistero. Solo poche settimane fa, grazie all’aiuto di un perito, si è riusciti a dare un volto alla vittima. La fisionomia della giovane donna è talmente simile a quella di Ylenia Carrisi che l’Interpool ha inviato 2 settimane fa dei carabinieri a Celino San Marco per effettuare un prelievo di DNA dalla famiglia Carrisi. “E’ così – ha confermato Al Bano – Ma non ho davvero argomenti su questa storia. E’ dolorosa, amara. I carabinieri ci hanno chiesto questo accertamento, noi lo abbiamo fatto. Ora vediamo che succede”. Ora i reperti sono nelle mani dei RIS di Roma che, dopo aver ultimato le analisi, li potranno comparare con il DNA estratto dalle ossa della donna ritrovata in Florida il 15 settembre 1994, circa 9 mesi dopo la scomparsa della Carrisi. Un giallo nel giallo che lascia però una domanda che forse non avrà mai risposta: perché il ritrovamento del corpo di una donna non fu mai collegato alla scomparsa di Ylenia Carrisi nove mesi prima?