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EODM, l’intervista choc: “Ragazzi uccisi nel nostro camerino”

EODM – Intervista dura ma necessaria, quella rilasciata dal frontman degli Eagles of Death Metal Jesse Hughes a “Vice”. Sono passati dieci giorni dalla drammatica strage al Bataclan, nella quale sono morti tantissimi giovani che si trovavano nel teatro degli “orrori” per assistere all’esibizione della propria band del cuore. Hughes ricorda ancora quei tragici momenti: le urla, gli spari, la scia di cadaveri che si estendeva anche all’interno del camerino del gruppo. Ed è questo il momento più cruento rimembrato dal leader degli EODM, occhi lucidi ed emozione rotta nella voce, tremolante e timorosa davanti al microfono dell’inviato di “Vice”.

SALVO PER MIRACOLO. Hughes, accompagnato da Josh Homme – quest’ultimo grande assente al concerto tenuto al Bataclan dagli EODM – ha raccontato ai microfoni di “Vice” come i terroristi non abbiano avuto nessuna pietà per i giovani presenti in sala, sparando sulla folla senza fare alcuna distinzione. “Diverse persone sono fuggite nei nostri camerini ma i killer li hanno trovati e li hanno uccisi tutti – ha spiegato al giornalista Hughes – Molti sono stati uccisi per non lasciare i loro amici, si sono messi davanti a loro per proteggerli“.

Lo stralcio dell’intervista agli EODM, girato in rete prima della messa in onda del servizio (programmata per la prossima settimana), continua con il racconto di un “graziato” dai terroristi dell’Isis. E’ stato un caso, infatti, che i facinorosi killer non abbiano controllato sotto la giacca di Hughes, evitando così ad un bambino di perire sotto i colpi dei propri proiettili. Una testimonianza allarmante, che arricchisce i racconti dei sopravvissuti, dei paramedici, dei familiari delle vittime (tra i quali, ricordiamo i genitori ed il fidanzato della veneziana Valeria Solesin), ma che non può non suscitare qualche polemica.

L’INVITO DI WATERS. Ai seguaci della musica a 360 gradi non sarà passata inosservata la diatriba, risalente allo scorso luglio, tra gli EODM e la leggendaria figura dei Pink Floyd Roger Waters. Oggetto della contesa l’invito, da parte del “papà” di successi quali “Another brick in the wall”, di esimersi dall’esibirsi in Israele, boicottando così un Governo che perpetra, ai danni dei Palestinesi, dei soprusi che Waters aveva equiparato alle torture subite dagli Ebrei ad opera dei Tedeschi. Invito, quello manifestato da Waters, rimandato in malo modo al mittente proprio dal frontman degli EODM. “Solo due parole: F**k you” – contornato da un ancor più eloquente dito medio alzato al cielo – fu la risposta di Hughes e soci a Waters: una risposta che, forse, potrebbe aver spinto l’Isis a colpire proprio la band americana, sopravvissuta alla sparatoria ma dilaniata, per sempre, nell’animo.