Repubblica Centrafricana, il Papa anticipa il Giubileo
Davide Benaglia
Dopo l’Uganda, la terza ed ultima tappa del viaggio di Papa Francesco in Africa sarà Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana. Ma il pontefice non ha fatto in tempo ad atterrare che già si teme per la sua sicurezza: lo stato, con 5 milioni di abitanti, in maggioranza cattolici, è macchiato da trent’anni di guerre civili a sfondo interreligioso, e neanche l’elezione ad interim (provvisoria, ndr) della presidente Catherine Samba-Panza sembra aver restituito sufficiente credibilità al governo. Il paese rimane instabile, instabile rimane sinonimo di pericoloso. Bergoglio non sembra curarsene: dopo essere stato accolto all’aeroporto di M’Poko dai caschi blu, ha condiviso su Twitter tutta la sua fiducia: “Vengo nella Repubblica Centrafricana come pellegrino di pace, e mi presento come apostolo di speranza”.
Nonostante i rischi, lasciato immutato il programma di viaggio: il Papa incontrerà nella sua residenza esponenti della politica locale e rappresentanti diplomatici per discutere la situazione (precaria) del governo. Poi la visita del campo profughi di Saint Sauveur e l’incontro con i vescovi della Repubblica Centrafricana. Per le rivoluzioni si aspetta il pomeriggio: è prevista, infatti, l’apertura della “Porta santa” della Cattedrale di Bangui, che segnerà in Africa l’inizio dell’Anno Santo con una settimana di anticipo rispetto alla Chiesa universale. Si tratta di un evento storico: mai prima di oggi un Papa aveva dato avvio al Giubileo lontano da Roma, l’eterna “Capitale della cattolicità”.