Monica Barbolini, segretario generale Cisl Scuola dell’Emilia, ha dichiarato: “Come molti altri supplenti delle scuole di Modena e provincia, questa docente sta ancora aspettando il primo stipendio e lo Stato le deve 5.200 euro. È una situazione inaccettabile, non c’è giustificazione che tenga quando viene negato a una persona il compenso per il lavoro che svolge”. L’insegnante non ha nemmeno i soldi per pagarsi mezzi pubblici e la benzina per recarsi al lavoro. Inoltre, si è iscritta ad un corso di specializzazione sul sostegno all’università di Modena per il quale ha pagato una retta di 3000 euro.
Quello di Valentina Caiafa non è un caso isolato. Sembra che oltre 30mila supplenti, insegnanti di ruolo e personale Ata abbiano lo stesso problema. “È paradossale definire “buona scuola” un’istituzione che riduce a condizioni non dignitose tanti docenti che tengono aperte le nostre scuole, educano e istruiscono i nostri giovani” ha commentato la Barbolini.