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Aylan, la vignetta della vergogna pubblicata da Charlie Hebdo

Nelle scorse ore ha fatto il giro del Mondo una vignetta, pubblicata dal noto magazine satirico “Charlie Hebdo”, choccante e di pessimo gusto. Protagonista dell’umorismo, talvolta “squallido”, del giornale francese vittima di un drammatico attentato l’anno scorso, stavolta è il piccolo Aylan Kurdi, il bimbo siriano di appena tre anni rinvenuto cadavere sulla spiaggia turca di Bodrum e la cui foto, che lo ritraeva esanime mentre il suo corpicino veniva raccolto dai soccorritori turchi, ha sconvolto e commosso l’intero Globo terrestre.

“HO PIANTO”. Una vignetta scandalosa è apparsa sull’ultimo numero di “Charlie Hebdo”. Un’immagine ritraeva, a detta del magazine transalpino, il futuro certo del piccolo Aylan se non avesse trovato la morte, fredda ed ineluttabile, ad attenderlo sulle spiagge turche. “Cosa sarebbe diventato il piccolo Aylan se fosse cresciuto? Molestatore di sederi in Germania“, recita la choccante vignetta, accompagnata dall’immagine inequivocabile di due uomini-maiale in cerca di fanciulle da molestare. Una generalizzazione, da parte di “Charlie Hebdo”, discriminatoria e alquanto offensiva, che associa un povero bimbo alla ricerca di un futuro migliore oltre i confini del suo Paese al branco di maniaci e pervertiti giunti a Colonia con l’unico intento di seminare paura.

La vignetta del giornale satirico ha alzato l’asticella per quanto concerne il concetto del “pessimo gusto”, oltre ad aver gettato nello sconforto il padre di Aylan, il signor Abdullah al-Kurdi, che ha reagito dolorosamente alla vignetta pubblicata dal giornale francese. “Quando ho visto quell’immagine non ho potuto far altro che piangere – ha raccontato l’uomo all’agenzia di stampa francese Afp – La mia famiglia è ancora sotto choc a causa di quella vignetta immorale ed inumana“.
“Oggi – continua al-Kurdi – sono più triste di quando ho perso lui e la mia famiglia. La vignetta di “Charlie Hebdo” è paragonabile all’atto di terroristi e criminali di guerra che uccidono persone innocenti e le costringono a lasciare il proprio Paese”, ha sentenziato il padre del piccolo Aylan il cui sacrificio, purtroppo, pare essere stato vano per la rivista francese e per l’autore della discussa vignetta, Laurent Sourisseau, che ha esasperato in maniera ignobile il concetto di “politicamente scorretto”.