La polemica, sgonfiatasi nell’arco di qualche giorno dopo le ire funeste dei benpensanti, ha investito il colosso Amazon quando sul noto portale dello shopping on-line è comparso l’annuncio di vendita di costumi per bambini ispirati alla figura del profugo. Il baby immigrato, vestito di tutto punto con abiti e accessori risalenti al periodo della Guerra, non può non imbracciare la classica valigia di cartone, emblema di tutti gli Italiani emigrati oltreoceano in cerca di migliore sorte. Prezzo del costume: poco più di 20 euro.
I primi a gridare allo scandalo sono stati i membri della Caritas che, tramite la dichiarazione dura di uno dei massimi vertici dell’ente benefico Oliviero Forti, invitano l’azienda ad investire il denaro per realizzare capi per i bimbi profughi di oggi, piuttosto che vendere una “macchietta”, una caricatura del “tipico” immigrato “made in Italy” che, nel corso dei propri viaggi della speranza ha messo in gioco tutto, in primis la propria vita.
Tale osservazione è giusta, tuttavia vale la pena spendere del tempo per fare una riflessione sul senso del Carnevale, una festa caratterizzata dall’eccesso e dalla rottura di tutti gli schemi. Ogni costume legato a questa celebrazione potrebbe, in un certo senso, sconvolgere l’opinione pubblica e – ahinoi! – il tempo in cui bastava travestire i propri figli da Zorro o da principessa è oramai trascorso da un pezzo. La chiave per non trasformare una giornata di pura allegria in 24 ore di solite, acide ed inutili polemiche potrebbe risiedere nel buonsenso di spiegare ai nostri figli quale significato si cela dietro l’abito che si decide di indossare per vivere una giornata davvero particolare.