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Grazia a Jacqueline Sauvage, la donna che ha ucciso il marito-mostro

FRANCIA –  Da settimane il caso di Jacqueline Sauvage ha scosso l’opinione pubblica francese. La donna, di 66 anni, nel 2012 ha ucciso il marito, Norbert Marot, dopo 47 anni di maltrattamenti e violenze domestiche. I sostenitori della sua causa chiedevano una riduzione della pena in quanto il gesto della donna sarebbe stato dettato dalla disperazione e compiuto per legittima difesa.

La Sauvage è figlia di una donna che a sua volta, senza mai denunciare, aveva subito violenze da parte del marito. La donna ha incontrato Norbert quando era ancora adolescente. Si sono sposati, hanno avuto 4 figli (3 femmine e 1 maschio) e vivevano a Selle-sur-le-Bied. Durante i 47 anni di matrimonio, il marito l’ha sempre picchiata e lei non ha mai trovato la forza per ribellarsi. Tra il 2007 e il 2012 è stata ricoverata 4 volte in ospedale a causa della violenza domestica. 2 figlie hanno inoltre raccontato di aver subito violenze sessuali da parte del padre quando erano ancora adolescenti, anche se Sauvage lo ha saputo solo durante il processo.

La donna non ha mai denunciato il marito ed è stata descritta come una persona molto introversa, isolata e con pochi amici. Il 10 settembre 2012 Norbert è tornato a casa e, dopo aver nuovamente picchiato la moglie, ha litigato anche con il figlio Pascal, che lavorava nella ditta familiare di trasporti. Jacqueline è andata in camera sua, ha preso un fucile e ha sparato ad occhi chiusi al marito-mostro, esitando solo al terzo colpo. Dopo essere stata arrestata, la donna è venuta a conoscenza del suicidio del figlio, trovato impiccato nella sua casa.

Lo scorso 3 dicembre la condanna a Sauvage è stata confermata a 10 anni di carcere. Da allora si è creata una vera e propria campagna di solidarietà. Sul sito “Change.org” sono state raccolte quasi 400mila firme a favore della donna e molti politici e uomini illustri francesi hanno chiesto ad Hollande di intervenire. La richiesta di grazia prevede anche una revisione della legge sulla legittima difesa. In Francia si prevede una proporzionalità e concomitanza di reazione ed azione, quindi non può essere applicata a Jacqueline che ha sparato al marito solo dopo essere stata picchiata e mentre lui era di spalle e disarmato.

Le 3 figlie, Sylvie, Carole e Fabienne si sono appellate direttamente ad Hollande per chiedere la grazia per Jacqueline. “Signor Presidente, nostra madre ha sofferto per tutti i lunghi anni del suo matrimonio, è stata vittima del potere di nostro padre, un uomo violento, dispotico, perverso e incestuoso” hanno scritto in una lettera. Le 3 donne erano state anche ricevute lo scorso 29 gennaio personalmente dal presidente che ha dichiarato di aver bisogno di alcuni giorni prima di prendere una decisione.

Ieri sera, il presidente francese ha infine deciso di concedere la grazia “parziale” a Jacqueline. Quella presidenziale consente solo la riduzione o la completa rimozione della condanna, ma non la sua cancellazione dal casellario giudiziario. La donna potrà infatti presentare una richiesta di libertà condizionata. Dopo aver trascorso quasi 3 anni di carcere, la Sauvage verrà rilasciata ad aprile.

I punti oscuri del caso sono però ancora molti. È stato reso noto che i vicini di casa erano a conoscenza delle continue violenze, ma perché non hanno mai parlato? Quando Jacqueline si presentava in ospedale con i segni di violenza domestica, perché non sono mai state chiamate le forze dell’ordine? E infine, sebbene Jacqueline abbia reagito dopo quasi mezzo secolo di maltrattamenti, è giusto concedere la grazie ad una “assassina”?