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Schengen, ultimatum Ue a Grecia per il controllo delle frontiere

L’Unione europea ha inviato l’ultimatum alla Grecia: 3 mesi per sistemare la questione dei controlli alle frontiere, una mossa che potrà permettere agli altri Stati della zona di Schengen di mantenere i controlli interni alle frontiere. Due settimane fa, nella bozza della relazione, si sottolineava come la Grecia avesse “seriamente trascurato” i propri obblighi nel controllo della frontiera esterna della zona senza barriere.

Alcuni Stati membri dell’Unione europea hanno reimposto i controlli alle frontiere su base temporanea. L’articolo 26 del Codice frontiere Schengen permette ai Paesi di mantenere il controllo temporaneo per un periodo massimo di 2 anni “in circostanze eccezionali”. Più di 850 mila migranti e rifugiati sono arrivati in Grecia lo scorso anno. Nel 2016, circa 80 mila persone hanno già attraversato il mare dalla Turchia. Giovedì, la NATO ha annunciato che metterà a disposizione delle navi nell’Egeo per impedire il traffico di esseri umani. La maggior parte dei migranti vuole passare per la Grecia al fine di raggiungere la Germania e altri Paesi nel nord Europa. Molti Stati e più in particolare la Germania hanno criticato aspramente le abilità della Grecia nel tamponare il flusso.

Questa decisione prepara il territorio perché i controlli vigenti alle frontiere vengano estesi anche oltre il mese di maggio, in cui sarebbero dovuti terminare. Le frontiere, all’interno dell’area Schengen europea, sono aperte e la maggior parte rimarranno tali. Alcune nazioni tuttavia, incluse Germania, Austria e Svezia, hanno ottenuto il permesso di introdurre dei controlli in alcuni punti precisi dei confini per affrontare il flusso di rifugiati. Se in maggio la situazione non sarà cambiata, Unione europea potrà dare legalmente il via libera alle nazioni di Schengen affinché mantengano i controlli per i prossimi due anni. La Commissione europea ha assicurato che la decisione non vuole assolutamente isolare la Grecia dall’area Schengen, così come non mira a sospendere il trattato. L’obiettivo è di permettere ad altri Paesi di affrontare le conseguenze causate dalla difficoltà della Grecia nel controllare i propri confini.