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Obama e Putin finalmente uniti contro l’Isis

Durante un colloquio telefonico, Barack Obama e Vladimir Putin hanno cercato una nuova mediazione per risolvere finalmente la questione della crisi siriana e combattere l’Isis. I due presidenti hanno concordato sulla necessità di collaborare maggiormente per arrivare al cessate il fuoco, a patto che Mosca ponga fine alle offensive aeree contro i ribelli, ha puntualizzato il presidente statunitense.

Nonostante l’accordo di Monaco, il conflitto siriano non sembra fermarsi, anzi, la tensione tra il regime di Damasco e la Turchia, che sta bombardano i curdi, e Arabia Saudita e Iran sta aumentando esponenzialmente. Nel corso del colloquio, voluto dalla Casa Bianca, Obama e Putin hanno ribadito che il nemico comune rimane l’Isis. Insieme, i due presidenti hanno deciso di tessere stretti legami tra il ministero della Difesa russo e il dipartimento della Difesa statunitense al fine di eliminare la minaccia dello Stato Islamico. Entrambe le parti si stanno impegnando per rafforzare la cooperazione tra le agenzie e altre strutture per attuare l’accordo raggiunto a Monaco lo scorso giovedì dal Gruppo Internazionale di Supporto sulla Siria. Barack Obama si è mostrato risoluto su una questione: “La Russia deve giocare ora un ruolo costruttivo, ponendo fine alla campagna aerea contro le forze dell’opposizione moderata in Siria“.

In Siria continuano imperterrite le operazioni militari: le forze governative procedono verso Raqqa e hanno affermato di aver conquistato postazioni strategiche nell’ovest della regione. La Turchia nel frattempo sta attaccando le postazioni curdo-siriane del Pyd. Damasco, intanto, ha accusato Ankara di aver bombardato le postazioni del proprio esercito e di aver sconfinato con circa un centinaio di soldati e veicoli armati. L’attacco turco ha scatenato anche la reazione della Francia, che ha pregato per la fine dei bombardamenti. Tuttavia il premier Ahmet Davotoglu, rivolgendosi alla cancelliera Angela Merkel, ha dichiarato che gli attacchi contro i curdi-siriani, considerati “terroristi” legati al Pkk turco, continueranno.

Per quanto riguarda il fronte anti-Assad, l’Arabia Saudita continua la sua battaglia. I caccia sono atterrati alla base Nato di Incirlik, in Turchia, per prendere parte alle offensive contro l’Isis, mentre Riad prepara un attacco via terra. L’obiettivo ufficiale è la sconfitta dello Stato Islamico, ma ufficiosamente si vuole agire per favorire l’uscita di scena del presidente siriano. Il ministro degli Esteri Adel al-Jubeir ha assicurato che la sua caduta è solo questione di tempo e i tentativi di salvataggio da parte di Russia e Iran saranno vani. La risposta di Teheran non si è fatta attendere. Il vicecapo di Stato maggiore, come ammonizione ai sauditi sull’invio di truppe via terra, ha affermato: “Non lasceremo che la situazione in Siria vada come vogliono le nazioni ribelli, prenderemo le misure necessario in tempo”. Da Mosca nel frattempo il premier Dmitri Medvedev, che ieri aveva parlato di Guerra Fredda, ha risposto: “Assad è l’unica autorità legittima al momento: allontanarlo porterebbe al caos”, puntualizzando che non è questo ciò che Mosca vuole.