Dall’altra parte d’Europa, intanto, migliaia di siriani, iracheni, afghani e africani bloccati nel campo profughi di Idomeni, in Grecia, hanno prima forzato e poi sfondato un tratto della recinzione invadendo il territorio macedone. Gridando “Open the border” e “We want to go to Serbia“, la folla ha scagliato pietre e oggetti vari contro la polizia che ha risposto con gas lacrimogeni e bombe assordanti, ma lasciando passare i migranti esasperati. Durante gli scontri, durati alcune ore, circa 30 persone sono rimaste ferite, tra le quali dei bambini e un poliziotto macedone.
La tragedia alla frontiera tra Grecia e Macedonia ricorda quanto accaduto quest’estate al confine tra Serbia e Ungheria. Anche in quel caso una folla di migranti disperata si è scontrata con la polizia forzando la barriera di confine con l’Ungheria. La frontiera tra Grecia e Macedonia è diventato un triste luogo d’attesa dopo la decisione austriaca di contingentare gli ingressi riducendone drasticamente il numero. Tale decisione ha scatenato una reazione a catena in tutti i paesi della rotta balcanica e il conseguente effetto drastico in Grecia. Oggi sono autorizzati non più di 580 ingressi al giorno in ogni Paese e la Macedonia regola l’afflusso chiudendo o aprendo la frontiera a seconda della situazione.
Da Bruxelles si comunica che la Commissione europea introdurre procedure di infrazione verso i Paesi che si rifiutano di fare i ricollocamenti. Non si escludono sanzioni nei confronti dell’Austria, fortemente criticata dopo la decisione di stabilire massimi giornalieri per l’accoglienza e il transito di richiedenti asilo.