Le autorità chiedono che la sentenza del 2013 venga rovesciata ritenendo illegittima la scelta che, a parer loro, comprometterebbe la crescita e lo sviluppo non solo di Orissa ma dell’intero paese. Il caso sarà ora sottoposto a tre giudici della Corte Suprema. La prima udienza si dovrebbe tenere entro il mese di Aprile.
“È scioccante che tentino di rovesciare questo verdetto e preoccupante che la Corte Suprema non l’abbia immediatamente rigettato”, ha detto l’Ong Survival International, “I tentativi di riprendere il progetto della miniera non sono solo anti-democratici e illegali, ma anche profondamente immorali”. La tribù conduce una vita primitiva, si dedicano alla raccolta e alla caccia all’interno della foresta indiana coltivando piccoli giardini. La loro moneta è ancora il baratto, la lingua il Kui e la loro divinità è incarnata dalla montagna in questione.
Se per 8.000 membri la montagna Nyamgiri è sacra, per il colosso britannico rappresenterebbe un cospicuo guadagno. Nel 2006 la Vedanta Resources costruì, al costo di 500 milioni di euro, una raffineria di alluminio ai piedi della montagna in attesa di una concessione per scavare. Il verdetto, che arrivò solo nel 2013, non glielo concesse ma ad oggi la raffineria è ancora installata nella regione e un verdetto positivo sarebbe sicuramente gradito da parte della società. Nel frattempo, la tribù denuncia di essere oggetto di una campagna intimidatoria da parte della polizia, come già era successo nel 2013.