Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti in questi giorni, la tragedia della piccola Leiliana si sarebbe consumata nel pomeriggio del 12 marzo. Inizialmente, la bambina ha bevuto il succo di frutta del fratellino e per questo il compagno della madre, al momento assente, l’ha legata a un appendiabiti e chiusa nell’armadio. In seguito l’uomo avrebbe avvisato la donna di quanto avvenuto. Tornata a casa, la 30enne Jeri Quezada si è iniettata una dose di eroina e ha cercato di far mangiare la figlia. Quando questa si è rifiutata, l’ha colpita ripetutamente alla testa e al torace con, sembra, una cintura e una canna di bambù. Inoltre, è stata scaraventata contro il muro dal compagno della madre lasciando addirittura tracce dell’urto sulla parete. La donna è stata arrestata lo scorso 25 marzo ma solo ora sono state formulate le accuse a suo carico.
Sembra che dopo aver massacrata la propria figlia, Jeri l’abbia infilata nella vasca da bagno, dove è collassata poco dopo. Inutile è stato il tentativo dei soccorsi di salvarla, allertati dalla donna stessa. Agli inquirenti, in un primo momento, ha raccontato che la piccola è tornata in fin di vita da casa di un amico. Nei giorni seguenti, la donna ha cambiato versione più volte fino a crollare dichiarando la verità sulla morte della figlioletta. In un primo momento, ha raccontato, è stato il suo compagno a punirla per aver bevuto il succo di frutta destinato al fratello. Poi lei, sotto l’effetto di eroina, l’ha picchiata fino a lasciarla in fin di vita. Jeri si trova ora dietro le sbarre, la cauzione fissata a 500 mila dollari.